LA GERMANIA, L’EUROPA AL CONTO DELLA GENESI DELLA BARBARIE DEL ‘900

Leggendo fra le pieghe delle notizie è tornato, proprio in questi giorni, la memoria per massacro degli Herero e dei Nama due popoli africani che alla fine dell’800 popolavano una regione corrispondente all’attuale Namibia. Una vera genesi della barbarie nel tempo moderno all’inizio di quel secolo che per molti decenni avrebbe visto la generalizzazione della disumanità come sistema di vita e di controllo del potere Nell’arco di pochi anni gli herero e i nema uccisi furono almeno centomila e Germania si è sempre rifiutata di versare risarcimenti. Fu questo il primo genocidio del novecento assieme a quello del Congo. Una vera prova generale di quanto sarebbe stato compiuto in Europa nei confronti di Rom, Ebrei e tutti quanti disturbavano le dittature europee. Fu una strage del colonialismo, avvenuta quando la Germania aspirava ad avere il proprio impero come stavano facendo altre potenze come Francia e la Gran Bretagna. Dopo ben oltre cento anni le infamie compiute dai colonizzatori si è cercato di dare un valore a quanto accaduto se non materialmente almeno moralmente. Sono stati restituite delle ossa e dei teschi di almeno 30 vittime delle stragi di comunità Nama ed Herero commesse un secolo fa dall’esercito tedesco nell’allora Africa del sud-ovest sono state consegnate a discendenti di queste comunità nel corso di una cerimonia in una chiesa di Berlino. I resti erano giunti in Germania ai primi del Novecento per esperimenti che avrebbero dovuto dimostrare una superiorità razziale dei bianchi europei sulla razza africana. C’è da dire che cerimonie di restituzioni di teschi e ossa si erano già tenute nel 2011 e nel 2014, prima però che il governo tedesco attraverso la cancelliera Angela Merkel definisse “genocidio” i massacri compiuti per reprimere le rivolte anti-coloniali a partire dal 1904. Quelle stragi furono poggiate sulla convinzione di una presunta superiorità razziale furono la prova generale dell’olocausto. I tedeschi sterminarono, oltre l’80% degli Herero e il 50% dei Nama. Furono costruiti campi di concentramento e di sterminio; furono condotti esperimenti medici mostruosi su esseri umani. Già allora i medici tedeschi stavano lavorando sulla dottrina della razza pura, ecco perché molti teschi furono spediti in Germania. Sembra che i medici che furono educati a compiere quegli esperimenti c’era un giovanissmo Mengele. Come pure non sorprende che il primo governatore tedesco della colonia fosse il padre di Herman Goering. Il mondo era prossimo allo scoppio della prima guerra mondiale eppure pur distanti dal cuore dell’Europa c’erano già presenti i germi del male che avrebbero portato alla barbarie nazifascita. All’epoca dei fatti la Namibia era il fiore all’occhiello delle colonie tedesche, governata da un regime durissimo che prevedeva lavori forzati, schiavitù, violenze e confische di terre e bestiame. Nel gennaio 1904 scoppiò la rivolta della tribù Herero. Durante gli scontri, i combattimenti duecento coloni tedeschi furono uccisi.Questi fatti come poteva essere prevedibile scatenarono la vendetta di Berlino, che inviò un nuovo governatore deciso a reprimere la sommossa con qualunque mezzo.Il generale Lothar Von Trotha lanciò un ultimatum: ogni esponente della tribù presente all’interno dei confini tedeschi – a prescindere dall’età e dalla sua partecipazione o meno alla rivolta – sarebbe stato eliminato senza pietà. In poco tempo le truppe di von Trotha, armate di artiglieria e mitragliatrici, annientarono la debole resistenza africana e massacrarono tutti quelli che trovavano sul loro cammino, avvelenando fiumi e torrenti. Nei mesi successivi non si contarono i villaggi rasi al suolo, le impiccagioni di massa, le stragi e le violenze gratuite secondo un copione che sarebbe stato recitato di lì a poco anche dai turchi contro gli armeni e dai nazisti nella Seconda guerra mondiale. In 3 anni le truppe tedesche sterminarono l’85% della popolazione Herero, confinando i pochi sopravvissuti in riserve per utilizzarli come schiavi. Centinaia di vittime furono decapitate e i loro teschi spediti appunto in Germania per ‘ricerche scientifiche’ ed esperimenti per dimostrare la superiorità della razza ariana. Nel campo di concentramento dell’isola di Shark l’antropologo Eugen Fischer condusse esperimenti medici su cavie umane, ai quali contribuì anche l’antropologo italiano Sergio Sergi, autore di uno studio intitolato eloquentemente Craniologia Hererica. Fischer divenne in seguito scienziato di spicco dell’eugenetica nazista e teorico delle leggi razziali, mentre uno dei suoi allievi più promettenti – Josef Mengele – sarebbe passato alla storia come il boia di Auschwitz. Qualche anno più tardi, ben prima che le risoluzioni delle Nazioni Unite chiarissero la natura genocidaria dell’intervento tedesco in Namibia, Hannah Arendt comprese chiaramente che il massacro degli Herero era stato in un certo senso la ‘premessa’ della Shoah: «La distruzione dei popoli coloniali fu una preparazione all’Olocausto – scrisse la grande filosofa ne Le origini del totalitarismo del 1951 –, i campi di raccolta e le impiccagioni di massa degli Herero, un gigantesco e infernale addestramento ai campi di concentramento nazisti; stessi i cognomi dei protagonisti, identici i metodi; gli africani vittime tra le vittime». Nel 1985 le Nazioni Unite (con il Rapporto Whitaker) identificarono nella guerra contro gli Herero uno dei primi tentativi di genocidio (inteso come sterminio di un’intera popolazione) del XX secolo. In merito a questo episodio, il governo tedesco ha dichiarato nel 2004: “noi tedeschi accettiamo la nostra responsabilità storica e morale”.