LA LAZIO BATTE 1-0 LA FIORENTINA SENZA BRILLARE

Vince la Lazio 1-0 e tanto può bastare alla banda di Simone Inzaghi. Perde di misura la Fiorentina e l’evento non è un evento, visto che la cosa si ripete regolarmente, fuori casa, dall’inizio del campionato. Insomma un match che non rimarrà nella storia questo, però nel campionato italiano “sotto dittatura” bianconera come quello attuale quante sono le partite che sfuggono a questa condanna? Poche, davvero poche. E allora tocca accontentarsi della pagnotta secca che ci passa il convento Erano reduci da due settimane movimentate Lazio e Fiorentina, certo con gradazioni diverse. Imparagonabile la querelle per il caso Chiesa definito cascatore da Gasperini (avessi detto…) con la rumba generata dalla sconfitta nel derby e la stirata presa in Europa League, in casa biancoceleste. Se ne può rendere conto solo uno che viva a Roma, o in alternativa abbia preso un taxi nella stessa città. Sono infatti una simpatica minoranza i tassisti della capitale che non abbiano la radio sintonizzata su una delle mille emittenti, delle due sponde, che parlano di calcio in modalità “esondazione” (cioè 24 ore su 24) e con toni da Santa Inquisizione. Facile quindi capire come le beghe fiorentine sembrino una tempesta in un Crodino, rispetto ai cambiamenti di umore dell’altra sponda: dove nel giro di una settimana si è passati dai sorrisi per un periodo positivo, ad affilare la lama della ghigliottina per far rotolare nella cesta la testa di Inzaghi. Ma come succede spesso tutte queste tensioni settimanali poi non le rivedi in campo, ed infatti il primo tempo di Lazio Fiorentina è stato un tranquillissimo “scambio di opinioni” tra due squadre più o meno uguali: non fortissime, ma nemmeno male, capaci di spunti brillantissimi ma anche di errori memorabili. Ed in effetti tutte le (poche) occasioni da gol della prima frazione sono venute da topiche difensive: clamorosa quella della Lazio che su una rimessa dal fondo è andata in confusione mettendo Benassi da solo davanti alla porta. L’ex bomber delle prime giornate però è già tornato da un po’ nei suoi panni, ed ha quindi sparato malamente addosso a Strakosha lanciato in uscita disperata. Dall’altra parte un’altra uscita fuori tempo di Lafont (sta diventando un’abitudine) e poi il disastro sul calcio d’angolo che porta al gol della Lazio, dove viene lasciato solo sul secondo palo Immobile (non esattamente un carneade) “le perle”. Per il resto poco da segnalare, sia da una parte che dall’altra, se non la presenza in campo dei cugini (ma di terzo grado) di due campioni come Pjaca e Milinković-Savić. Impresentabili entrambi: il primo probabilmente più che altro per carenze fisiche, il secondo (sempre probabilmente) per nostalgia di quello che poteva, e non è stato, l’estate scorsa in sede di calciomercato. Nella ripresa però i fantasmi della settimana laziale alla fine hanno fatto capolino, e così piano piano la squadra di Inzaghi si è ritratta verso la propria porta a difesa di un risultato troppo importante prima della sosta, sosta che altrimenti poteva diventare una vera tortura per i motivi sopra descritti. E la Fiorentina, pur senza brillare (tutt’altro) si è fatta coraggio cominciando a creare occasioni, sospinta come sempre da un Chiesa capace di mettere il turbo a sé e alla squadra. Il problema della concretezza sotto porta però per i viola sta diventando endemico, e quindi quando la palla arriva in area, o nei pressi, difficilmente si trova il giocatore capace di dare la zampata decisiva. Ma del resto se il tuo centravanti, Simeone, passa gran parte della partita in versione Dustin Hoffman ne “Il Maratoneta”, correndo come un assatanato per cercare di aiutare la squadra, è difficile che poi possa essere lucido in area di rigore. Così alla fine se si va a contare di parate decisive Strakosha non è stato costretto a farne, malgrado la palla sia girata pericolosamente nei suoi paraggi per gran parte dei secondi quarantacinque minuti. Finisce 1-0 dunque, con la Lazio che festeggia per i tre punti, ma dentro si lascia più di qualche punto interrogativo. Se l’obbiettivo deve essere la rincorsa alla zona Champions probabilmente non ci siamo proprio, se invece il target è dal quinto posto in giù allora può bastare anche così. Magari riportando al sorriso il triste Sergej di cui si diceva. Per la Fiorentina invece l’ennesima trasferta a mani vuote: ma se le volte precedenti c’erano state belle sensazioni dal punto di vista del gioco, stavolta il passo indietro è stato abbastanza evidente. Probabile che il campionato della viola sia questo fino in fondo, grandi abbuffate tra le mura amiche e digiuni tremendi in trasferta, e dunque alla fine va bene anche così, però se Pioli provasse ad inventare qualche idea nuova non sarebbe male. Perché la sensazione, dall’esterno, è che il materiale umano permetterebbe qualche variazione sul tema, e rimanendo così invece più di questo sia difficile ottenere.