LA TELA DEL RAGNO 3. GRANDI MANOVRE

LA TELA DEL RAGNO 3. GRANDI MANOVRE

L’Italia nel 1979 è un paese in piena crisi economica, con l’inflazione che passa allegramente dal 20 al 24 %, senza nessun intervento da parte dello Stato, anche a causa di un vuoto di potere che durerà 9 mesi. Il potere d’acquisto è praticamente dimezzato, e lo stipendio di un mese basta per appena 10 giorni, mentre il paese è inquinato anche dal piombo che gira per le strade, ma non quello delle automobili bensì quello delle pallottole. Il 29 gennaio infatti il giudice Alessandrini, che indagava sulla pista neofascista relativa alla Strage di Piazza Fontana, viene ucciso da due terroristi di Prima Linea, organizzazione terroristica della sinistra extra parlamentare. Le motivazioni dell’omicidio, spiegate dal leader del gruppo armato, parlarono di un giudice scelto come simbolo del rinnovamento della magistratura. Il fatto che Alessandrini si stesse occupando anche delle irregolarità segnalate dalla Banca d’Italia relativamente al Banco Ambrosiano, sembra quindi non essere influente, così come la strage di piazza Fontana, da molti storici, in seguito, indicata come primo atto della Strategia della Tensione. Certo, potendo osservare la tela a distanza, risulta difficile non collegare questi elementi ad alcuni documenti, relativi alla strage inizialmente attribuita agli anarchici, di proprietà di un agente dei servizi segreti del SID, tale Giannettini. Ovviamente il SID, non risponderà alle richieste della magistratura se non in un secondo momento, per voce del suo comandante Vito Miceli, accidentalmente tesserato con la P2, e comunque trattandosi di segreto militare le notizie non possono essere divulgate. Sembra anche ininfluente il fatto che Aldo Moro, nel suo memoriale dalla prigionia, indichi alcuni rami deviati del SID come coinvolti nella strage di piazza Fontana, e non è mai stata collegata la condanna per falsa testimonianza, durante il processo a Giannettini, del segretario giuridico del Ministro Tanassi, poi condannato per corruzione dell’ambito dello scandalo Lockheed, compagnia statunitense fornitrice di aeroplani. Uno scandalo che coinvolse molti paesi europei e molti personaggi della NATO, e tra gli aderenti alla P2 c’erano anche responsabili della NATO stessa. A marzo intanto, dagli Stati Uniti, arriva la notizia dell’incriminazione di Michele Sindona, per un crack bancario di una banca molto importante da lui controllata, e grazie al controllo di questa banca il finanziere siciliano aveva potuto interfacciarsi con una banca di Chicago, città del cardinale Marcinkus, attraverso cui far transitare denaro della mafia, e del SID. Ma ancora piombo gira per le strade, e colpisce il giornalista Mino Pecorelli, che sul suo settimanale O.P. aveva pubblicato un elenco di massoni e piduisti. Altro piombo altra vittima eccellente, a luglio, l’avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana, di proprietà di Sindona. Ambrosoli un anno prima si rifiutò di confermare le attività di Sindona come lecite, impedendo allo Stato di dover risanare le casse della banca privata. Da notare che il tentativo di salvataggio della banca di Sindona venne rifiutato anche dal vice direttore della Banca d’Italia, Mario Sarcinelli, che, molto stranamente, nel marzo di questo 1979 funestato da omicidi, viene accusato di interesse privato in atti di ufficio, assieme al Governatore della Banca d’Italia. Le accuse verranno ritenute totalmente infondate nel 1981, con il sospetto di una vendetta per il rifiuto di appoggiare il salvataggio della banca di Sindona, ed il suo posto verrà preso da Lamberto Dini mentre quello di Governatore da Carlo Azeglio Ciampi, nominati entrambi da Cossiga Il collegamento sarebbe evidente tra l’assassinio di Ambrosoli e la Banca Privata, e si potrebbe investigare, ma 2 giorni dopo l’omicidio Ambrosoli, a Roma viene ucciso il comandante del nucleo scorte del Tribunale, il carabiniere Antonio Varisco. In seguito verranno trovati i responsabili, e si dirà che il colonnello era il braccio destro del generale Dalla Chiesa, quindi un bersaglio importante. Talmente importante, a giudicare col senno di poi, da sottrarre risorse preziose per le indagini sull’omicidio Ambrosoli, e sui collegamenti tra banche e potere politico. Ma la tensione in Italia raggiunge i massimi livelli, tanto che nel 1979 viene approvato il decreto antiterrorismo dal governo Cossiga, con cui vengono ampliati i poteri delle forze dell’ordine in caso di arresto di terroristi. Si dirà che era uno strumento necessario per la magistratura, ed è senza dubbio così, ma certo, il caso che il decreto sia approvato pochi giorni la concessione dell’installazione sul suolo italiano di basi per il lancio di missili Pershing, costruiti dalla società americana Martin Marietta, di Chicago. Missili voluti dalla NATO ed in Italia approvati dal governo Cossiga con l’ausilio politico del PSI. Grandi manovre per gettare il paese nel terrore. La tela si tesse collegando punti distanti tra loro.