L’EUROPA BOCCIA IL DEF, PER IL GOVERNO SI VA AVANTI COSI’

Tanto tuonò che piovve ed è così che, dopo aver pronosticato il fatto da ogni parte, è arrivata la lettera con cui l’Europa boccia il Def italiano. La Commissione europea, che aveva già richiesto all’Italia elementi di modifica nel testo presentato, dopo la risposta pervenuta dal ministro Tria, ha fatto pervenire a Roma la propria lettera di bocciatura, basando il giudizio sulla assenza di requisiti sia formali che sostanziali nel testo proposto. In primo luogo, gli aspetti sostanziali legati all’aumento della spesa primaria, annunciata nel Def con un tasso nominale di crescita netta del 2,7, e principalmente del debito pubblico: l’Italia ormai da anni deve necessariamente porre come obiettivo economico del breve-medio termine la riduzione dell’enorme debito pubblico chela affligge, ancora oggi attorno al 130% del PIL (molto distante da quel 60% considerato valore ideale a cui tendere). L’Europa ha ritenuto che, con questa manovra, il Governo rinunci di fatto a tale obiettivo, contrastando quindi con uno dei fattori considerati rilevanti, ossia proprio la volontà di sforbiciare progressivamente il debito. In aggiunta si somma fra i motivi di contestazione avanzati dalla Commissione, l’assenza per il testo avanzato dall’Italia dell’approvazione da parte di una autorità indipendente: la normativa europea prevede infatti che, prima di venir sottoposta alla Commissione, la manovra di un qualsiasi Stato debba preventivamente ricevere l’approvazione di una autorità indipendente nazionale. Quella proposta dal Governo invece non ha ricevuto alcuna “bollinatura”, anzi qualche settimana fa era stata appunto bocciata dall’ Ufficio Parlamentare di Bilancio, proprio l’autorità indipendente costituita per rispondere alle esigenze richieste dal Regolamento Ue numero 473 del 2013. Quali sono adesso i prossimi passaggi? Il terreno che si apre è del tutto nuovo per la Commissione, che fino ad oggi, mai si era trovata nella condizione di bocciare la manovra finanziaria di uno degli Stati membri. La procedura prevede un termine di tre settimane entro cui l’Italia dovrebbe apportare dei correttivi alla manovra per riportarla nella direzione indicata dall’Europa. Tuttavia, anche alla luce delle prime dichiarazioni del Governo, questa possibilità non viene realmente contemplata. Allo scadere de termine, Bruxelles potrebbe aprire una procedura per deficit eccessivo e per la violazione della regola del debito, con la conseguente applicazione di sanzioni all’Italia. È però di tutta evidenza che ciò che preoccupa maggiormente non siano le sanzioni in se, quanto l’effetto discendente che queste potrebbero avere sulla fiducia, già limitata, che i mercati hanno sulla nostra economia nazionale. Va dritto per la propria strada il Ministro Salvini, secondo cui l’Europa“può mandare letterine fino a Natale, la manovra non cambia”. Pienamente allineati su questa posizione anche le anime pentastellate del Governo secondo cui la manovra sarebbe pensata in funzione della crescita e del sostegno alle classi più disagiate del Paese. Nonostante la compattezza però, la questione spread tiene in allerta la maggioranza: anche oggi il valore del differenziale nominale va sulle montagne russe, sfiorando i 318 punti base per poi riscendere attorno ai 313. La preoccupazione aumenta peraltro in prospettiva futura quando, nell’ipotesi di uno scontro ancora aperto con l’Europa, si dovranno fare i conti anche con il termine degli interventi sui titoli di Stato effettuati dalla BCE. Motivo per cui il Governo è alla ricerca di sponsor che possano contribuire con i propri investimenti a calmierare il mercato dei titoli di stato e a garantire una certa tranquillità per il debito pubblico. In quest’ottica va anche vista la visita del premier, Conte, in Russia, arrivata qualche giorno dopo quella effettuata dal suo vice Salivini: ufficialmente i nodi sul tavolo saranno la conferenza sulla Libia e le intese commerciali fra i due paesi. Tuttavia, in molti suppongono che l’ulteriore tema di discussione fra Conte e Putin sarà proprio la possibilità da parte russa di intervenire con l’acquisto di titoli di Stato italiani anche se, ad apposita richiesta fatta dalla stampa, Conte ha glissato rispondendo che“il governo non va in giro per il mondo con il cappello in mano”.