LIBIA: TRIPOLI, SEGNALI DI GUERRA CIVILE SEMPRE PIU’ EVIDENTI

A Tripoli riprendono gli scontri tra milizie nelle zone della via dell’aeroporto e nonostante le richieste d’aiuto le ambulanze non riescono a passare. Lo scrive il sito Alwasat che citando Osama Alì, il portavoce della protezione civile libica, apprende da questi, che gli scontri avvengono a Khelet ben aoun, un’area sita a circa 17 km in linea d’aria a sud di piazza dei Martiri nel centro di Tripoli.Gli scontri avvengono tra le forze di Al-Samoud, guidati da Salah Badi, questi sono alleati con la cosiddetta “Settima brigata”, conosciuta localmente come “Kaniyat”, mentre l’altro fronte comandato dalla sicurezza centrale di Abu Salim, guidato da Abdul Ghani al-Kikli, noto come “Ghanwa”, è sostenuto dalla “Special Deterrence Force” appartenente ad Abdalraouf Karra, anche se le informazioni sono contrastanti da entrambe le parti e non possone essere confermate da fonti neutrali. Il portavoce della cosiddetta “settima brigata”, Saad Hamali, che sta avanzando proprio sull’asse della strada dell’aeroporto, conferma di essere stato in grado di controllare l’area intorno all’aeroporto, alla periferia del quartiere di Abu Salim, quartier generale delle forze di Kalki. Il portavoce della Sicurezza Centrale Abu Salim, Muhannad Muammar, ha riferito che l’alleanza di “Central Security Abu Salim” con altre forze come “Special Deterrent Force” e “Al-Nawasim” sono riusciti ad assediare la “Brigata Al-Samoud” alleate con la cosiddetta “Settima brigata”. Una settimana fa scontri molto violenti avvenuti nei sobborghi meridionali della capitale, hanno provocato dozzine di morti e feriti e l’evacuazione di molte famiglie.In una settimana le persone rimaste uccise sono oltre 50 e secondo l’ONU di questi almeno 21 sono civili.Il sito Alwasat aveva dato notizia di un incendio scoppiato nell’Ambasciata degli Stati Uniti a Tripoli.Il portavoce della protezione civile Osama Ali, ha ricevuto notizie da testimoni oculari, che confermano che l’incendio è scoppiato nelle vicinanze dell’ex quartier generale dell’ambasciata americana a Tripoli, inoltre raccontava che le unità di protezione civile non potevano entrare nell’area a causa dell’intensità dell’incendio. La National Safety Authority ha confermato la notizia, ponendo l’attenzione sul fatto che un certo numero di camion dei pompieri diretti sul posto per controllare l’incendio, avevano difficoltà a transitare. Le cause dell’incedio sono ancora sconosciute. Il segretario generale della Mezzaluna Rossa libica ha pagato una squadra d’emergenza per recarsi all’aeroporto internazionale di Misurata per fornire assistenza, in particolare per l’arrivo dei pellegrini che lasciano la città per tornare in territorio saudita.Questo è quanto riportato dalla segreteria sulla sua pagina facebook. La situazione in Libia è caotica, anche sotto il profilo delle notizie che giungono, Abdel Baqi Albouishi, membro del comitato di crisi, afferma che ora la situazione nella capitale è calma, aggiungendo che fino ad adesso c’è stato il cessate il fuoco. Al-buwaishi in un’intervista telefonica ha dichiarato che in città c’è carenza di benzina e che la situazione umanitaria nelle aree degli scontri è piuttosto difficile, oltretutto alcune aree sono nel buio totale da dieci giorni. Ha chiesto l’apertura di corridoi sicuri per la Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa, per fornire cibo e medicine a chi è bloccato e per far uscire quelli che vogliono andarsene.Le famiglie sfollate dalle aree interessate dagli scontri sono finora 1825.Ha anche aggiunto che dalla regione è già stato sfollato il 70% della popolazione e il 30% delle famiglie è voluta rimanere. Questa ondata di violenze che ha investito Tripoli, non è solo un piccolo focolaio di una guerra mai interrotta iniziata dal 2011, dopo la caduta di Gheddafi. È il segnale di una crisi che ha raggiunto l’apice e questo tocca direttamente gli interessi italiani. Fin da subito la Libia si è sostanzialmente divisa in due aree d’influenza, da un lato la Tripolitania, governata da al Serraj; dall’altra la Cirenaica, sotto il potere del generale Khalifa Haftar, che gode dell’appoggio sempre più evidente della Francia. E’ Proprio l’area della Cirenaica a possedere i principali giacimenti petroliferi. Le contrastanti posizioni di Italia e Francia possono dunque essere l’ulteriore elemento che fa precipitare la crisi, coivolgendoci direttamente sugli interessi energetici del nostro Paese. In queste ore è soprattutto un altro dossier scottante, che rischia di aggravare la situazione, quello dell’immigrazione, che ha proprio nell’accordo col governo al Serraj uno dei pilastri della strategia italiana.L’Italia intanto esclude un intervento di forze speciali.Moavero ribadisce il pieno sostegno italiano alle legittime istituzioni in Libia.Salvini attacca la Francia per la situazione nel Paese, c’è il rischio di un’escalation.