MASTANDREA PER LA PRIMA VOLTA REGISTA CON “RIDE”

MASTANDREA PER LA PRIMA VOLTA REGISTA CON “RIDE”

CLAUDIA SABAPrimo film da regista per Valerio Mastandrea.Scritto e prodotto insieme a Enrico Audenino.“Ride” .È questo il titolo del film che è una vera e propria rivelazione.È l’unico film italiano in concorso al Torino Film Festival e farà il suo debutto nelle sale cinematografiche il 29 novembre.“Ride” è la storia di un operaio che muore di fabbrica.Una delle cosiddette morti bianche.Valerio Mastandrea aveva già dedicato allo stesso tema un corto, sempre da regista: “Trevirgolaottantasette”, 3,87 italiani al giorno muoiono sul lavoro.“Non è un’ossessione personale – dice – ma da allora a oggi non è cambiato assolutamente niente, se non in peggio. Sono morti più assurde della morte stessa, ma non ci facciamo caso, ci stiamo facendo l’abitudine, come ai bambini che muoiono in Africa”.Il film è ambientato a Nettuno, uno dei litorali laziali.È il giorno prima di un funerale.E Mastandrea si dedica al particolare, ai contorni, a tutti quei dettagli che ruotano intorno a una tragedia piuttosto che alla tragedia stessa.A tutti i piccoli pezzi di un puzzle che poco si incastrano nella vita lineare della cosiddetta normalità.“Siamo afflitti da un demone che è un prodotto sociale: la difficoltà di entrare in contatto con le nostre emozioni”, racconta Mastandrea.La storia non parla di eroi.Nello stile di Grace Paley.La vedova, Carolina, interpretata da Chiara Martegiani, compagna nella vita di Mastandrea, non riesce ad essere ciò che tutti si aspettano da lei.Niente lacrime, niente solitudine come imporrebbero il suo ruolo. “C’è un ‘rumore’ che le impedisce di stare sola col suo dolore”, continua l’attore.Così Pietro, il figlio, prova quell’intervista tv tanto attesa che potrebbe rappresentare il suo riscatto e la conquista della ragazzina che ama.Il padre, Renato Carpentieri riflette con i suoi compagni sulle morti di ieri.Sull’ipocrisia sociale che non fa niente per fermare queste morti.Il figlio colpevolizza la madre: “Perché non piangi mai? Perché ridi?”.Il fratello del morto, Stefano Dionisi, la pecora nera, il diverso della famiglia, trascina il padre davanti alla bara: “Lo vedi a far fare a tuo figlio il tuo stesso lavoro che succede?”, “Ma quando la vincerete questa guerra? A me pare che morite solo voi!”.Piangono gli estranei, quelli che non c’entrano nulla con la vicenda ne’ con il morto.Valerio Mastandrea è un attore che impersona benissimo l’uomo e le sue contraddizioni, arricchendo con l’ironia anche la tragedia.Un Alberto Sordi in chiave moderna che sorride sarcasticamente davanti alle miserie dell’umanità.E le perdona.Nel suo primo film da regista, Mastandrea non ha bisogno di essere attore perché lui interpreta già tutta la storia.“Ride” impersona ciò che lui è,a modo suo, con un motto che ripete spesso: “Si gioca come si vive”.