PAPA FRANCESCO: CONFORMARSI AL MODELLO UNICO ANNULLA LE DIFFERENZE

Papa Francesco per il suo venticinquesimo viaggio apostolico ha scelto le repubbliche Baltiche e fra queste la prima è la Lituania ad accogliere il pontefice. L’aereo del pontefice è atterrato all’aeroporto internazionale della capitale Vilnius e subito il Papa tocca il punto che gli sta a cuore: “I paesi baltici, ha detto, “sono tre paesi che si assomigliano ma sono diversi. Sarà un bel lavoro, per la vostra attenzione nel vedere le somiglianze e le differenze. Hanno una storia comune anche diversa. Sarà bello. Grazie tante”. Davanti alla premier Dalia Grybauskaiterovà che ringrazia la Santa Sede di essere stata tra le prime nazioni a riconoscere la propria indipendenza dopo la disgregazione dell’impero sovietico e il crollo del Muro, Francesco ribadisce il ruolo della politica a favore della costruzione di una umanità migliore. Dunque sottolinea il Papa: “Guardando allo scenario mondiale in cui viviamo, dove crescono le voci che seminano divisione” e contrapposizione – strumentalizzando molte volte l’insicurezza e i conflitti – o che proclamano che l’unico modo possibile di garantire la sicurezza e la sussistenza di una cultura sta nel cercare di eliminare, cancellare o espellere le altre, voi lituani avete una parola originale vostra da apportare: ‘ospitare le differenze’”. E poi rivolto alle autorità della lituane nel Palazzo presidenziale di Vilnius:”Nel corso della sua storia, la Lituania ha saputo ospitare, accogliere, ricevere popoli di diverse etnie e religioni. Tutti hanno trovato in queste terre un posto per vivere: lituani, tartari, polacchi, russi, bielorussi, ucraini, armeni, tedeschi…; cattolici, ortodossi, protestanti, vetero-cattolici, musulmani, ebrei…; sono vissuti insieme e in pace fino all’arrivo delle ideologie totalitarie che spezzarono la capacità di ospitare e armonizzare le differenze seminando violenza e diffidenza”. Ed ecco il punto che disturba: “Quando ci chiudiamo in noi stessi per paura degli altri, quando costruiamo muri e barricate, finiamo per privarci della Buona Notizia di Gesù che conduce la storia e la vita degli altri”, ha detto papa Francesco durante la visita al Santuario ‘Mater Misericordiae’ a Vilnius. “Abbiamo costruito troppe fortezze nel nostro passato, ma oggi sentiamo il bisogno di guardarci in faccia e riconoscerci come fratelli, di camminare insieme scoprendo e sperimentando con gioia e pace il valore della fraternità”, ha aggiunto. E qui si tocca il ruolo del vecchio continente:”Sul futuro si sofferma ma senza indugiare troppo sul ruolo dell’Europa che cita nel discorso di sfuggita. Preferisce, invece, focalizzarsi sulla capacità dei giovani di raccogliere il testimone dei vecchi. «Ogni generazione è chiamata a fare proprie le lotte e le realizzazioni del passato e onorare nel presente la memoria dei padri. Non sappiamo come sarà il domani; quello che sappiamo è che ad ogni epoca compete conservare l’anima che l’ha edificata». Di particolare attenzione gli aspetti legati all’incontro con i giovani lituani raccolti nella piazza della cattedrale di Vilnius. È qui che Francesco sottolinea che Dio “non scenderà mai dalla barca della vostra vita”: “Gesù ci regala tempi larghi e generosi, dove c’è spazio per i fallimenti”. “Non smetterà mai di ricostruirci, anche se a volte noi ci impegniamo nel demolirci”. Ancora una volta si tocca il punto delle differenze e qui il Santo Padre ricorda di nuovo la ricchezza che deriva della differenza: “La vita – afferma il Papa – non è un’opera di teatro o un videogioco: “si gioca in tempi rapportati al cuore di Dio; a volte si avanza, altre volte si retrocede, si provano e si tentano strade, si cambiano”. “La cosa più pericolosa – indica Francesco – è confondere il cammino con un labirinto: quel girare a vuoto attraverso la vita, su sé stessi, senza imboccare la strada che conduce avanti”. Da qui la vibrante esortazione: “Non siate giovani del labirinto, dal quale è difficile uscire, ma giovani in cammino”. Il viaggio di Papa Francesco conclusi gli appuntamenti in Lituania proseguirà fino a martedì prima in Lettonia e poi in Estonia. Un vero pellegrinaggio a 25 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II e che coincide nell’anno in cui i tre Paesi celebrano il centenario della loro indipendenza.