PAVOLETTI FERMA LA CORSA CASALINGA DEI VIOLA: FIORENTINA-CAGLIARI 1-1

Quando era arrivata la notizia che Leonardo Pavoletti nella notte era diventato padre tutti i tifosi della Fiorentina avevano sorriso. Non tanto per la paternità in sé, per quanto il buon Leonardo sia un corregionale assolutamente simpatico, ma perché questo significava che il centravanti dei sardi oggi sarebbe partito in panchina. E visto che il livornese è il giocatore che lo scorso anno aveva fermato la corsa verso l’Europa della squadra viola, segnando il gol decisivo a Firenze, già non vederlo in campo era una liberazione. Però “in panchina” non significa che prima o dopo non si possa entrare, e infatti a mezz’ora dalla fine… Ma partiamo dall’inizio. Fino alle quattro del pomeriggio a Firenze stava proseguendo l’estate infinita: cielo azzurro e temperatura gradevole. Poi lassù in alto qualcuno si deve essere accorto che si era un mese in ritardo per l’arrivo dell’autunno, e quindi ha pensato bene di mettere in moto un vento violentissimo proveniente da est (quindi probabilmente un parente stretto del celeberrimo “Burian”, con il quale i meteorologi di ogni risma si preparano a sfrangiarci i genitali per tutto l’inverno) che oltre ad abbassare di botto la temperatura ha trasformato una partita di calcio in una regata di Coppa America: con i giocatori impegnati più che altro a cercare di interpretare le traiettorie imprevedibili della sfera e gli allenatori, in versione skipper, a dare inutili indicazioni tattiche. Il sorteggio ha dato al Cagliari il vantaggio di avere alle spalle Eolo nel primo tempo, ma i sardi ne hanno approfittato relativamente a livello di occasioni da gol. Anche se la situazione climatica ha comunque permesso alla squadra di Maran di annullare ogni velleità viola. Non che la Fiorentina non ci abbia provato, ma già nelle ultime partite girare la palla con una certa velocità era apparsa la principale difficoltà, quindi in mezzo alla tempesta era dura immaginarsi una squadra improvvisamente sciolta da quel punto di vista. Unica occasione degna di tal nome un’azione solitaria di Chiesa (strano eh?) ad un minuto dalla fine del tempo. Dopo l’intervallo la situazione del vento rimaneva la stessa e quindi per inerzia la Fiorentina si portava stabilmente nella metà campo avversaria. Ma davanti Simeone girava a vuoto come spesso gli sta succedendo ultimamente, e Pijaca è ormai oltre la definizione di “oggetto misterioso”, più che altro è un oggetto inanimato visto che non tocca praticamente mai palla. E dunque l’unica speranza era che il ragazzo prodigio (sempre Chiesa) levasse le castagne dal fuoco. Cosa che il figlio di Enrico faceva anche oggi procurandosi un rigore di pura “tigna”, fregando l’altro “giovane meraviglioso” della partita (cioè Barella del Cagliari, bravissimo anche oggi nel resto dell’incontro) spostandogli una palla di precisione e inducendolo all’intervento fatale. Gol di Veretout dal dischetto e partita in ghiaccio? Eh no, perchè vento o non vento era pronto all’ingresso in campo Pavoletti… Ora, non che si voglia dare connotazioni taumaturgiche ad un centravanti, però i fatti parlano chiaro: 5 minuti in campo, solito intervento fuori tempo di Victor Hugo a tre quarti campo, Faragò la mette in mezzo e Pavoletti, fischiettando probabilmente, l’appoggia in fondo al sacco. Grazie ed arrivederci alla prossima. Ok, c’erano ancora più di venti minuti da giocare (diventati alla fine trenta per un recupero infinito dovuto ad una capocciata tra Pezzella e Milenkovic) e quindi sarebbe potuto succedere ancora qualcosa, ma la sensazione di fine corsa per la Fiorentina era troppo evidente. Malgrado un’altra occasione inventata da Chiesa con un tocco volante, su cui a sua volta volava Cragno a dire di no, il pareggio era il risultato giusto. La Fiorentina di oggi davvero non meritava di più. Si ferma dunque a quattro la serie di vittorie casalinghe della viola, ma non è questo che preoccupa, viste anche le condizioni particolari in cui si è giocato, quello che dà abbastanza fastidio è che ormai sembra acclarato che i cambi non portano mai una scossa positiva alla squadra. E infatti Pioli continua proporre un undici “scolpito nella pietra”: sono sempre quelli a giocare (tranne infortuni) e se da una parte questa è una simpatica cosa “vintage”, riportando ai tempi in cui le formazioni delle squadre si mandavano a memoria come una giaculatoria, dall’altra ci fa capire quanto poca fiducia l’allenatore riponga nelle riserve. E con questo quadro pensare di andare davvero in Europa sembra molto difficile.