UNA PERSONA SU CINQUE SCOMPARE NEL MEDITERRANEO, UCCISA DALL’EGOISMO

Il rapporto ISPI(Istituto per gli studi di politica internazionale) diffuso in queste ore denuncia che le politiche Salvini contro i migranti, dopo quelle intraprese dal predecessore Minniti, hanno garantito un calo degli sbarchi di circa 28.000 unità, equivalente a meno del 20% rispetto al calo di 150.000 unità fatto registrare con le politiche Minniti. Allo stesso tempo, il periodo di politiche del governo Conte, ha però coinciso con un forte aumento delle morti in mare, che hanno invertito il trend di netta diminuzione del periodo precedente. Nel Mediterraneo senza più alcun dispositivo di soccorso, senza rispetto delle minime regole internazionali sul salvataggio, senza Ong, con la criminalizzazione degli interventi delle navi umanitarie e dove i soccorsi sono affidati solo agli interventi a singhiozzo della Guardia costiera libica, risulta che settembre sia stato il mese con il tasso di mortalità più alto. Un mese mai superato, con quasi il 20% di chi è partito a settembre che risulta morto o disperso. Un migrante, una persona morta ogni cinque fra quanti hanno tentato di attraversare il Mediterraneo, sarebbe scomparsa. Una tragedia, una vergogna, con una percentuale di sacrifici umani mai registrata lungo la rotta del Mediterraneo centrale almeno da quando si dispone di statistiche sufficientemente accurate. Freddo, ma rappresentativo della realtà, il commento finale dell’Istituto: “Nella valutazione delle politiche pubbliche non dovrebbe mai mancare una riflessione sul costo-opportunità di ciascuna decisione. A quattro mesi dall’inizio della stretta sui salvataggi in mare, alla luce dei numeri in nostro possesso, appare come minimo dubbia l’utilità delle politiche di deterrenza nei confronti del soccorso in mare che, a fronte di una riduzione relativamente modesta degli sbarchi in Italia, ha coinciso con un forte aumento del numero di morti e dispersi”.