COSA SONO I CRISTIANI AL NOSTRO TEMPO

Non è una domanda quella che rivolge Papa Francesco ai fedeli raccolti per l’Angelus in San Pietro, in quello ch’è il cuore fisico della cristianità. Certo nell’affermazione può mancare il punto interrogativo per dare adito alle nostre mancanze, ma le parole del Pontefice vanno ben oltre, ci spingono oltre qualsiasi dubbio.Indicano un impegno che può sembrare forte, difficile da mantenere ma al tempo stesso possibile, alla portata di ciascuno.Affermano che vogliamo essere santi oppure “ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, senza esagerare”.La sua è la constatazione della fragilità di tanti uomini e donne di questo nostro mondo che faticano ad andare avanti nel segno del bene.Ma in questo cammino, in questo indirizzo di santità o niente, non ci ritroviamo affatto soli.Quei santi che amiamo ricordare e venerare, quei santi che non hanno certo avuto mezze misure, oggi sono qui a fare il “tifo”per noi, affinché si possa scegliere la via delle Beatitudini, senza fare cose straordinarie. Senza fare della Fede una missione che sia eroica. È questo il fulcro del ragionamento di Papa Francesco nella sua meditazione prima della recita dell’Angelus, nella festa di Tutti i Santi.Ecco che Francesco parte dalla prima lettura proposta dalla liturgia, dal Libro dell’Apocalisse. Che parla del cielo e di una “moltitudine immensa, incalcolabile”, i santi, appunto. Il loro canto che viene dal cielo è come il “Santo” che cantiamo nella Messa. In quel momento, allora, “siamo uniti a loro più che mai”. A tutti i santi, non solo a quelli più noti, ma anche “ai nostri familiari e conoscenti che ora fanno parte di quella moltitudine immensa”. I santi sono vicini a noi, anzi sono i nostri fratelli e sorelle più veri. Ci capiscono, ci vogliono bene, sanno qual è il nostro vero bene, ci aiutano e ci attendono. Sono felici e ci vogliono felici con loro in paradiso.In un paradiso che però non esclude affatto il nostro impegno nel tempo terreno.Ed è il Vangelo del giorno a rafforzare questo dovere: “Il Vangelo dice beati i poveri, mentre il mondo dice beati i ricchi. Il Vangelo dice beati i miti, mentre il mondo dice beati i prepotenti. Il Vangelo dice beati i puri, mentre il mondo dice beati i furbi e i gaudenti. Questa via della beatitudine, della santità, sembra portare alla sconfitta”.Ma, aggiunge Francesco, come ci ricorda il Libro dell’Apocalisse, hanno vinto loro, i santi, che portano “rami di palma nelle mani, i simboli della vittoria”. E non il mondo. Loro ci invitano a scegliere la loro parte, “quella di Dio che è santo”. E noi da che parte stiamo? Chiede il Papa. “Quella del cielo o quella della terra? Viviamo per il Signore o per noi stessi, per la felicità eterna o per qualche appagamento ora?”.Emerge il senso delle piccolezze umane nella consapevolezza che possono essere vinte. Il Signore, prosegue il Pontefice, “chiede tutto ma offre anche tutto, la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati”. Insomma, o santità o niente! Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, che qua non hanno avuto mezze misure e da là “tifano” per noi, perché scegliamo Dio, l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perché ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra. Siamo nati per godere la felicità di DioOggi, conclude Papa Francesco, i santi ci chiedono di mettere in pratica questo bel Vangelo, e di “incamminarci sulla via delle Beatitudini”.Non si tratta di fare cose straordinarie, ma di seguire ogni giorno questa via che ci porta in cielo, in famiglia, a casa, sui luoghi di lavoro, nei luoghi delle solitudini, nelle “periferie” materiali e morali del mondo.Ecco dunque la Verità che ci offre il Papa, una Verità che obbliga all’impegno ed all’amore fino da subito: “Oggi quindi intravediamo il nostro futuro e festeggiamo quello per cui siamo nati: siamo nati per non morire mai più, siamo nati per godere la felicità di Dio!”. Ecco cosa sono ecco quale deve essere la missione dei cristiani al nostro tempo.