NUOVE IMPRESE CRESCONO

“Se il lavoro non c’è, bisogna crearselo”. E’ quello che hanno fatto ventiquattro persone, la maggior parte di origine marocchina, creando, a loro stessa insaputa e anche del Fisco, una società finalizzata al traffico di cocaina e hashish. I ventiquattro soci che, tra il 2015 e il 2016 avevano incassato (ma non fatturato) più di 8 milioni di euro, non avevano fatto i conti però con l’Agenzia delle Entrate che gli riconosce la qualifica di società di fatto, poichél’attività illecita svolta in modo sistematico, abituale e professionale, mediante il compimento di una serie di atti coordinati, può essere inquadrata nell’esercizio di attività organizzata in forma d’impresa diretta alla cessione di beni al dettaglio e, come tale, assoggettata a Irpef, Irap e Iva. E così, si sono visti recapitare 2 cartelle esattoriali per l’ammontare complessivo di 5,1 milioni di euro. La richiesta, apparentemente lecita a una società illecita, è maturata a seguito dell’operazione “Alì Babà” (che alla luce dei fatti sembrerebbe il Fisco, e i ladroni sono 24 e non 40) che ha portato dietro le sbarre gli ignari imprenditori che si sono visti riconoscere il loro rappresentante, nella persona di Baba Abderrezzak, una forma societaria, un nome e anche la sede legale in piazza Dante a Trento (e poi ci lamentiamo delle lungaggini burocratiche). Insomma, tutto a norma di legge o quasi, se non si fossero dimenticati di pagare le tasse. Il difensore di uno degli imputati, o soci per il Fisco, in attesa del giudizio penale, si dice pronto a chiedere in caso di condanna la deduzione dei costi dell’attività. A questa richiesta ne potrebbero seguire molte altre come: voucher digitalizzazione, agevolazioni per chi si avvale di donne nello spaccio di stupefacenti, disponibilità finanziare per la nascita di nuove associazioni a delinquere, obbligo di un badge e lotta all’assenteismo… Si tratterebbe di un caso assai paradossale: una società illecita che chiede il rispetto delle leggi. Non sappiamo ancora come andrà a finire, quel che è certo è che alla guerra in tribunale non seguirà di certa una pace fiscale.