A FORESTO SPARSO (BG) UNA SQUADRA DI CALCIO VIENE “SFRATTATA”, LA DELUSIONE VIAGGIA SUL WEB

Occorrono 9 frazioni per creare il Comune di Foresto Sparso, la piccola “realtà”, in provincia di Bergamo di 3.108 abitanti, conosciuta più per la sua grappa che per la storia, ed anche per realizzare una squadra di calcio l’impresa non è stata facile, ma la ASD, Academy Foresto Sparso, c’era riuscita, certo utilizzando gli immigrati africani presenti sul territorio, solo un giocatore infatti era italiano ma i risultati e le soddisfazioni dal 2015, non erano mancate, dal momento che oramai militavano con ottimi risultati in seconda categoria.Ma come in tutte le belle favole c’è sempre un brutto giorno in cui qualcosa turba e distrugge i sacrifici fino a quel punto fatti. Il sindaco Roberto Duci ha emesso un bando per l’utilizzo del campo sportivo. Accusando la squadra di non aver pagato le spese di gestione, non ha accettato l’offerta della ASD, arrivata l’ultimo giorno utile per la presentazione delle domande.Conclusione la gestione è stata vinta dalla Polisportiva dell’Oratorio.I giocatori però non ci stanno e sulla loro pagina Facebook “Sen Academy Foresto Sparso”, pubblicano le loro ragioni, rifacendosi ad un discorso di Martin Luther King. “Anche la Sen Academy Foresto sparso combatte le battaglie di ieri e di oggi affinché anche il calcio sia vetrina per i diritti civili di tutti, senza distinzioni di razza, genere, status sociale e orientamento sessuale. E voi avete un sogno?”Impedire l’utilizzo del centro significa di fatto estrometterli dal campionato. Per allenarsi dovrebbero spostarsi a 20 chilometri di distanza, arrivando a Calcinate mentre la domenica, per giocare l’impianto più vicino e disponibile sarebbe quello di Palazzolo sull’Oglio in provincia di Brescia. In altre parole questo “sfratto”, significa distruggere il loro sogno, i sacrifici e chissà forse anche un futuro da campioni.Il sindaco si difende, dichiarando che è stato tutto regolare ma i ragazzi non hanno dubbi è stata una decisione dettata dal razzismo. Se fosse realmente così ci sarebbe davvero da prendere seri provvedimenti. In un paese dove solo la coesistenza di differenti frazioni ha reso possibile la nascita del comune, non è immaginabile chiudere le porte a dei giovani che hanno una passione, solo perché non italiani.In queste situazioni il buon senso dovrebbe avere la meglio e, forse una condivisione degli spazi con i ragazzi dell’Oratorio potrebbe rappresentare un’ottima soluzione per tutti. In realtà così piccole, si crede sempre che tutti si conoscano, che in qualche modo si tenda a crescere insieme, il borgo più grande è Chiesa dove ha sede il Municipio ed anche la chiesetta parrocchiale, è triste pensare che non si possa trovare una strada per unire e risolvere certe difficoltà.Creare, sviluppare, favorire l’integrazione dovrebbe essere uno dei doveri di un sindaco. Incoraggiare i giovani ad avvicinarsi allo sport, aiutarli a recuperare spazi dove condividere sogni e desideri, una gratificazione per la quale quella “fascia” assume un valore immenso. Insegnare ai propri concittadini il valore del rispetto, della fratellanza, dell’amicizia, della condivisione, un obbligo prioritario.La delusione di questi giovani possiamo solo immaginarla, la rabbia intuirla, ma ci piace pensare che se non sarà il Sindaco a tornare sui suoi passi lo facciano i ragazzi dell’Oratorio, fornendo a tutti una lezione di maturità e saggezza, perché un Oratorio è prima di tutto una “palestra” d’amore dove fra una recita, un allenamento ed un pomeriggio di giochi ci sarà sicuramente il tempo per rimanere a bordo campo ad applaudire altri giovani campioni.