“SULLA MIA PELLE” UN FILM NECESSARIO PER CAPIRE

“SULLA MIA PELLE” UN FILM NECESSARIO PER CAPIRE

In ritardo ho visto il film su Stefano Cucchi: a casa, in quattro, contrariamente a quanto di solito succede non ci siamo distratti con il telefonino né fatti prendere dalle chiacchiere amicali. Non so recensire film e non lo farò con “Sulla mia pelle”. Posso dire che mi è sembrato un film necessario. Aiuta a capire che la tossicodipendenza non è una colpa ma una malattia che colpisce non solo il o la tossicodipendente ma anche i famigliari che la vivono sulla loro pelle. Sovrastati da essa, si sentono soli e incapaci di poterla gestire, persone esauste che invece di essere sostenute vengono come nel caso dei genitori e della sorella di Stefano assimilate a lui, come lui trattate da gente da scarto, come lui lasciate sole con i loro pesanti e immotivati sensi di colpa. “Sulla mia pelle” aiuta anche a comprendere che se un essere umano commette un reato o è sospettato di averlo commesso una volta fermato è nelle mani dello Stato. Breve o lungo che sia il periodo di detenzione lo Stato ha sì il dovere di trattenerlo, ma anche quello di proteggerlo. Non può per nessun motivo abbandonarlo a se stesso come è successo con Stefano Cucchi. Non sono stati i carabinieri, i secondini, i medici a non aver cura di lui, è stato lo Stato a disinteressarsi di lui perché quelle persone in divisa militare o con il camice da medico in quei momenti lo Stato rappresentavano. Il film serve anche a ricordare il coraggio diIlaria Cucchi. Una giovane mamma destinata ad una vita “normale” uguale a quella di tante altre che è dovuta diventare madre di suo fratello e dei suoi genitori. Riuscendo con la tenacia e la cura che solo le donne riescono a trovare dentro di sé in frangenti simili ad arrivare alla verità, restituendo al fratello ed ai suoi genitori la dignità e il diritto ad essere rispettati.