SUL DECRETO SICUREZZA C’È LA “FRONDA” CHE RICHIAMA ALLA STORIA DEL M5S

SUL DECRETO SICUREZZA C’È LA “FRONDA” CHE RICHIAMA ALLA STORIA DEL M5S

Il primo vero importante test per la tenuta per il governo Conte è il decreto Sicurezza, si, si parla ancora di quello. La manovra economica di queste settimane sembrava averlo nascosto ma il figlio delle politiche leghiste incombe sul destino giallo-verde. Sembrava di essere già avanti di secoli che quasi c’è lo scordavamo ed invece eccolo lì, in attesa di essere convertito definitivamente dalle Aule.Quell’insieme di norme che mirano a scardinare sentimenti umani e valori costituzionali devono essere approvate per diventare legge dello Stato.Se tutto andrà come Salvini vuole, poi, un poco più avanti nel tempo, si potrà andare oltre spostando l’asticella più in alto.Un vero campanello d’allarme che fa uscire allo scoperto la parte più sensibile a quei valori contrari a razzismo e sovranismo.Dunque di tutto ciò oltre alle opposizioni che tentano di fare il loro dovere se ne rendono conto anche nel M5S.All’interno del movimento i dissapori sono forti ed ormai la spaccatura interna M5s cresce si si rende pubblica.I dissidenti sono sempre più insofferenti verso una linea che ritengono del tutto subalterna a quella di Salvini non solo sulla questione delle risposte del decreto sicurezza ma su tutto un ventaglio di interventi che ben poco hanno a che fare con lo spirito fondativo del movimento.Ci sono contrarietà per le incoerenze evidenti come nel caso Tap, con i comitati contrari al gasdotto in Puglia che ormai hanno deciso di separarsi dal Movimento, bruciando le bandiere. Qui ha fatto scalpore il post della senatrice Elena Fattori, che coraggiosamente ha riassunti: “Alleanza con la Lega, Tap, Ilva, migranti, condoni. Se mesi fa avessi raccontato questo mi avrebbero rincorso con i forconi”.Sui social non ha avuto contrarietà anzi la maggior parte dei suoi sostenitori hanno pubblicato post di vicinanza. “Chapeau Elena Fattori, questo non è più il M5stelle, è un partito oligarchico verticista facente capo ad una SRL…dove sono finiti i valori del Movimento originario, della carta di Firenze? lei è una vera esponente del Movimento, non questi quattro smandrappati che ci ritroviamo al governo. Se dovesse essere espulsa ne uscirà a testa alta, meglio al gruppo misto che in questa setta di fanatici”, è uno dei commenti sulla sua bacheca che più di altri ha colpito.Sul Ddl Sicurezza esce allo scoperto una delle più importanti figure del movimento: “Voglio votare contro questo provvedimento, partito male, ma nel caso di un’eventuale fiducia mi riservo di valutare il da farsi”. La senatrice, Paola Nugnes, a margine dei lavori della Commissione affari costituzionali del Senato sul dl sicurezza non si nasconde certo dietro i bizantinismi. “Io – prosegue – sono portatrice della visione originaria, iniziale, del movimento e non condivido questa sua trasformazione alla quale sto assistendo”.Dello stesso tenore altri come Gregorio De Falco e Matteo Mantero che a questo puntopongono forte la concreta ed immediata questione dei numeri che potrebbe rappresentare un pericolo durante l’esame in aula al Senato, dove il provvedimento approderà lunedì prossimo.Matteo Mantero, sembra irremovibile, non lo voterà, ha dichiara nel corso di un programma radiofonico della Rai. “Il decreto sicurezza? Non lo voterò, se votare contro o non votarlo lo deciderò la notte prima, al momento sono più per non votarlo. Anche se ci fosse la fiducia”, ha aggiunto a Un Giorno da Pecora. “Me ne assumo la responsabilità”.Restando questi scenari il governo Conte si troverebbe così di fronte a rischi non immaginati fino a poche giorni fa. Lunedì tutto potrebbe giocarsi su una manciata di voti in quanto i numeri della maggioranza non garantiscono margini di sicurezza. La Lega ed i M5s possono contare sulla carta solo su 6 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta: con i 58 senatori leghisti e i 109 grillini.Il governo Conte ha una maggioranza di 167 voti, la maggioranza assoluta è fissata a quota 161. Le opposizioni, invece, hanno sempre sulla carta 151 voti: quindi una differenza di 16 voti in meno. Al momento i dissidenti M5s usciti allo scoperto sono 4: Matteo Mantero, Paola Nugnes, Elena Fattori e Gregorio De Falco, rimarrebbe un margine di solo due voti, poco per far passare sonni tranquilli a Conte già in evidente difficoltà sulla partita della manovra.Una fronda non indifferente alle posizioni del presidente dell’altra Aula, Fico.Di Maio, intanto consapevole di tutto questo richiama al dovere, tentando di ricordare che questo esecutivo è frutto di una delicatissima mediazione.Una riunione dei gruppi, intanto, sarebbe slittata di 24 ore per sciogliere i nodi relativi ai dossier più spinosi: dal Tap al decreto sicurezza, passando per la manovra finanziaria. Una riunione che la senatrice Nugnes però potrebbe disertare. “Siamo fuori tempo massimo – spiega all’Adnkronos – per parlare del decreto sicurezza e per cercare un modo di partecipare e collaborare”. Di altro tenore le caute dichiarazioni che ha voluto fare il premier Conte da New Delhi, dove si trovava in una veloce ma importante, visita istituzionale : “Le osservazioni critiche sono le benvenute ma occorre una sintesi e chi si riconosce nella maggioranza deve assumere un atteggiamento di consapevolezza e responsabilità”. E’ necessario attenersi “al contratto di governo se un provvedimento si radica in quello che è previsto nel contratto, a un certo punto bisogna tirare le fila”, spiega.