ECCO PERCHE’ L’ITALIA DI MANCINI PUO’ PUNTARE A VINCERE L’EUROPEO DEL 2020
DI DANIELE GARBORoberto Mancini è un uomo fortunato. Lo è stato da calciatore di talento che debuttò in serie A a 16 anni con la maglia del Bologna. Un predestinato, capace di vincere due scudetti con Sampdoria e Lazio, squadre non troppo abituate a primeggiare. Solo con la Nazionale ha avuto un rapporto complicato e talvolta tempestoso.E’ stato fortunato anche da allenatore, debuttando su una panchina di serie A con la Fiorentina e suscitando le proteste (scandalizzate ma inutili) dei suoi colleghi per non aver mai ottenuto il patentino rilasciato dal Centro Tecnico di Coverciano.Passa alla Lazio, che gioca un ottimo calcio: in due anni vince una Coppa Italia e raggiunge le semifinali di Coppa Uefa.Guida l’Inter a tre scudetti consecutivi dal 2006 al 2008, il primo in realtà arrivato a tavolino dopo la revoca del titolo alla Juventus per lo scandalo di Calciopoli. E poi approfitta della retrocessione punitiva dei bianconeri in serie B per conquistarne a mani basse altri due.Quindi emigra in Inghilterra e vince la Premier League alla guida del Manchester City. Decisamente meno fortunate invece le avventure al Galatasary e allo Zenith San Pietroburgo, dove incassa ottimi ingaggi, ma non alza nessun trofeo.Una carriera in fase calante, almeno sembra. Ma anche qui arriva il colpo di fortuna: l’Italia di Ventura fallisce la qualificazione ai Mondiali di Russia e la Federcalcio gli affida la Nazionale. Gli inizi non sono entusiasmanti, la squadra fatica a trovare un’identità, sospesa a metà strada tra vecchie glorie vicine alla pensione e giovani non ancora maturi. Mancini, del resto, appartiene alla categoria degli allenatori-gestori alla Capello, alla Mourinho, non di quelli, tipo Guardiola, Sacchi e Sarri, capaci di incidere in profondità sul gioco e suoi giocatori.Ma proprio per questo Mancini può essere il CT ideale per l’Italia: perché difficilmente una Nazionale ha un gioco brillante, tant’è vero che non ci riuscì neppure Arrigo Sacchi. Qualcosa di meglio fecero Prandelli e Antonio Conte con materiale umano non eccezionale.Il CT di una nazionale deve convocare gli uomini migliori, formare un gruppo forte e mandare in campo la miglior formazione possibile basandosi sulle indicazioni del campionato.Mancini ha come obiettivo la qualificazione alla fase finale degli Europei del 2020, un’avventura che parte ufficialmente con le due partite contro Finlandia e Liechenstein in programma rispettivamente sabato a Udine e martedì a Parma. Un obiettivo francamente non difficile, visto che le altre avversarie del gruppo J sono Grecia, Armenia e Bosnia-Erzegovina e vanno in finale le prime due.Ed ecco perché Mancini è anche un CT fortunato: si è trovato improvvisamente tra le mani una fioritura di talenti come non si vedeva da tempo. Qualche giocatore di sicura esperienza, ma soprattutto molti giovani già pronti e altri prossimi alla maturazione. Una sorta di congiunzione astrale su cui pochi CT prima di lui hanno potuto contare.In porta c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il dopo Buffon è decisamente in buone mani: quelle di Donnarumma su tutti. Ma accanto a lui danno ampie garanzie Cragno e Perin, oltre a Meret e Audero, attualmente con l’Under 21 di Di Biagio.Qualche problema di ricambio sembra esserci in difesa, accanto ai collaudati Bonucci e Chiellini. Ma Romagnoli, Rugani, Spinazzola, Conti, Bastoni e Mancini possono crescere molto.Il centrocampo è il reparto più ricco di qualità: Barella, Cristante, Sensi, Tonali, ma soprattutto Zaniolo, assicurano, se matureranno ulteriormente, un ottimo presente accanto a Verratti e Jorginho e un eccellente futuro. Forse l’Italia è destinata ad avere il miglior centrocampo europeo dei prossimi anni.E veniamo all’attacco, dove qualche problemino c’è, se si pensa che Mancini ha convocato il trentaseienne Quagliarella, protagonista di una stagione sensazionale con la Sampdoria. Immobile è la certezza, anche se con la maglia azzurra sulle spalle non è riuscito a ripetere le prestazioni ottenute con la Lazio. Accanto a lui Insigne e una serie di giovani di buona qualità, che però debbono crescere: Politano, Bernardeschi e Chiesa sono quasi pronti per il grande salto. Manca poco, nel caso di Bernardeschi pochissimo, per diventare giocatori di livello internazionale.In passato questi giovani finivano in panchina nella loro squadre di club, mentre ora sono titolari e possono accumulare esperienza di partita in partita.Insomma Mancini si ritrova a gestire una nazionale ricca di buoni, forse ottimi giocatori. Toccherà a lui farli crescere e maturare, anche con l’aiuto delle società e dei rispettivi allenatori. Perché la Nazionale è, o dovrebbe essere, un patrimonio di tutti. E sarebbe un peccato sprecare questa grande occasione per i soliti interessi di bottega che troppe volte hanno inquinato il nostro calcio.Se ciò accadrà, tra un anno l’Italia potrebbe essere grande protagonista a Euro 2020, magari addirittura vincerli. Oggi sembra un azzardo, forse un’eresia. Ma in fondo, come diceva Jim Morrison, perché accontentarsi dell’orizzonte quando si può puntare all’infinito ?
