I 5 STELLE? COME I RENZIANI

Dopo un disastro elettorale come quello delle europee un elettore sincero e convinto del M5S si aspetta(va) una cosa semplicissima e ovvia: una discussione seria e veloce sull’indirizzo politico, sulla strategia e poi la scelta delle persone più adatte a realizzarlo. In modo sbagliato è stata invece anteposta la questione personale di Di Maio, con un referendum plebiscitario che allontanerà ancora di più gli elettori, accreditando l’idea che anche nel M5S prima vengono i nomi, le poltrone e poi le politiche. Per quelli come me che votano M5S come unica possibilità di cambiamento della politica italiana, è un passaggio profondamente sbagliato. Il risultato del plebiscito sarà chiarissimo: Di Maio prenderà il 90% dei voti, ha già avuto anche quello di Salvini, magari solo un filo interessato visti gli opposti risultati elettorali di M5S e Lega. Rifugiarsi nel voto degli iscritti per leccarsi le ferite della sconfitta elettorale è una logica che abbiamo visto all’opera nel PD renziano: più perdevano elezioni più le direzioni nazionali confermavano Renzi plebiscitariamente. E’ una deriva autoreferenziale assolutamente pericolosa. Nessuno chiedeva passi indietro a Di Maio come ministro, ma una ridiscussione seria del suo ruolo di capo politico… il minimo sindacale dopo un dimezzamento di voti. Chi vivrà vedrà… Salvini: “Se passa linea Di Battista, governo morto”. C’è da dargli torto? È ovvio che Salvini “voti” per la linea Di Maio. In un anno la Lega ha raddoppiato, il M5S ha dimezzato. Uscendo dai nomi. Una linea di subalternità alla agenda leghista attuata nei primi 11 mesi (pur portando a casa ottimi risultati di governo come il reddito di cittadinanza) e cambiata nell’ultimo mese e mezzo ha portato il M5S a questo disastro elettorale… finiti dopo il PD … di Zingaretti!! E meno male che la linea è cambiata nell’ultimo mese e mezzo altrimenti il disastro sarebbe stato completo. Ora il M5S è chiamato a scegliere linea politica: o tiene un profilo forte del M5S che vinceva, prosegue questo mese e mezzo su temi come NO TAV, No federalismo e flat tax dei ricchi, o torna all’atteggiamento accomodante, subalterno, da alleato fedele (altri direbbero debole e impaurito) della Lega. Una linea che vede il governo prima di tutto, prima delle lotte di popolo, prima della propria storia. Una cosa dicono gli ultimi risultati: se la scelta è la seconda, il governo dura, ma il declino – purtroppo rapido – è quello che aspetta il M5S. Il referendum su Di Maio cade totalmente inopportuno. Personalizza in modo sbagliato quella che doveva essere una scelta di linea politica. E farà perdere ulteriori voti. Mi auguro solo che vinca la “linea Di Battista”, chiunque sia a portarla avanti. O presto il M5S diventerà un bellissimo ricordo di quello che poteva essere una svolta seria della politica italiana.