LA “SOLUZIONE” DEGLI ALTRI E L’ORGOGLIO DI ESSER DI PRATO

La soluzione degli “altri” ai problemi della città, a quanto pare, è dunque l’occupazione, per sostituzione, nel controllo del timone di Prato.Niente di riesce a trovare, a leggere di quella che vorrebbe essere la visione di Spada per Prato.Lo vediamo in questi giorni difficili che portano al giudizio finale di quegli elettori che si troveranno a scegliere fra due modi di intendere la vita ed il futuro di Prato.Da un lato una visione di lungimiranza ed attenzione ai bisogni ed alle prospettive necessariamente importanti che sono nelle prerogative di una delle realtà più importanti del Paese dall’altro la presentazione di una prospettiva opposta.Lo scimmiottare di politiche che fanno della paura e dell’odio la parte essenziale del programma.In una visione che prevede una Prato che dovrebbe chiudersi in se stessa, in piccoli fortilizi dorati, circondanti da un mondo distante, ostile che però guadagna spazio, come naturalmente guadagna spazio l’energia di fronte all’oscurantismo dettato dalle paure.Esempio ormai riconosciuto da tutti è il clamoroso passo indietro che si vorrebbe fare nella raccolta dei rifiuti, riportando al passato, agli esempi delle grandi città come Roma, dove l’ammasso dei rifiuti intorno ai cassonetti diventa fotografia per sbeffeggiare la propria realtà.Ma il niente si nasconde in pochi posti.La visione di Spada per Prato non emerge.Colui che dovrebbe aver piena coscienza e conoscenza della città che vorrebbe apprestarsi a guidare non riesce neppure a citare i luoghi di quelle periferie che vorrebbe isolare.Non riesce a dare motivo se non, appunto, la semplice sostituzione delle poltrone, offrendo in pasto ai propri elettori la sola prospettiva, una volta eletto, di mettersi ad un tavolo per fare del suo meglio con una compagnia assai meno coesa di quella che era presente alle spalle di Cenni.Poco, decisamente poco, per un Comune di duecentomila abitanti, con migliaia di aziende, con migliaia di specificità ed infinite ricchezze sociali ed umane tutte accomunate dalle necessità di farsi prossime le une alle altre.Tutte appartenenti a radici diverse ma tutte ben consapevoli che assecondare le singole forze centrifughe porti solo all’autodistruzione.È dunque nell’opposto a questo arretramento, è nel negare il confinarsi dentro un recinto, che si ritrova la speranza È dove invece si collocano gli interventi che la città deve portare avanti con più convinzione, è nella lotta al degrado, ai diritti ancora negati, ma anche verso quei grandi interventi che più che essere definiti grandi opere o infrastrutture sono invece delle vere occasioni di crescita ed interazione sociale.È quel che viene in mente pensando alla riqualificazione della zona del Soccorso con il sottopasso ed al polmone verde del centro con il Parco Urbano in luogo del vecchio Ospedale.Opere promesse da tempo, complesse, osteggiate troppo dalla burocrazia, forse costose ma che danno bene il senso di quello che deve essere Prato vista come crogiolo di esistenze aperte e città orgogliosa della sua “bellezza” passata e moderna. Orgogliosa delle opere da tramandare alle future generazioni.Opere che superano il valore utilitaristico immediato per trasformarsi in interventi che finalmente possono donare prospettiva ed il volto nuovo ad una città troppe volte assimilata a luogo. nelle foto le zone degli interventi ed i progetti per un futuro che vogliamo prossimo