LO SCANDALO DELLE AUTONOMIE REGIONALI PENALIZZERA’ IL SUD

Giuseppe Conte qualche giorno fa ha annunciato l’autonomia regionale di alcune regioni del nord, definendo questo passaggio molto importante e qualificante dal punto di vista politico. Avviato così un percoso di autonomia per il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna. Il premier ha inoltre sottolineato: “Il percorso è articolato, richiede del tempo, ma non siamo rimasti con le mani in mano. Siamo in fase avanzata, abbiamo definito un percorso cronologico: a metà gennaio completeremo l’istruttoria, poi in una fase finale valuteremo le richieste, vogliamo ritrovarci in condizione il 15 febbraio perchè io possa incontrare i presidenti di regione interessati e con loro sottoscrivere o avviare percorso per la sottoscrizione dell’intesa. Poi occorrerà una legge dello Stato a maggioranza assoluta del Parlamento, ma l’intesa è fondamentale”. Anche Matteo Salvini si reputa soddisfatto del lavoro svolto dichiarando che: “Un’altra scadenza rispettata. Cinque mesi di lavoro tecnico. Il primo passaggio il Governo lo ha siglato il 21 dicembre in Cdm. “Ci siamo impegnati entro il 15 gennaio a chiudere il lavoro tecnico. Con diversi ministeri la partita e’ chiusa. Il 15 febbraio avremo la proposta dello Stato”. e aggiunge “Mi auguro che entro l’inverno il percorso sia completato, mi auguro che aderiscono a questo percorso anche i governatori delle regioni del Sud, penso per esempio alla Puglia”. Matteo Salvini al termine del Cdm che ha affrontato la questione delle autonomie. “Entro l’inverno potrà essere realtà un percorso che mi auguro possa unire anche il Sud del Paese, so che la Puglia per esempio aveva espresso interesse. Vogliamo unire l’Italia nel rispetto delle diversità, è una cosa che stiamo portando a compimento in questi primi sei mesi entusiasmanti di Governo”. Ma Salvini “spera” che questo progetto dovrà attuarsi anche al sud d’Italia e dichiara:“Dal 15 febbraio 2019 ci sarà una proposta dello Stato sull’autonomia che sarà presentato alle Regioni. Entro l’inverno potrà essere realtà”. “Spero” che la legge Rafforzata “venga accolta anche da alcune Regioni del Sud”.Qualcuno tutelerà gli interessi del Mezzogiorno e dell’Italia tutta?, se persino il Pd di quelle tre regioni (“Piddini per Salvini”) ha appoggiato la Lega su questo. L’Autonomia regionale inizia dal nord e alcuni affermano che sia una forma di “Secessione dei ricchi” (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna) che con il trucco dell’Autonomia, le competenze passano da statali a regionali.A definire secessione questa “Autonomia” son decine dei più quotati docenti italiani che firmano l’appello (“No alla secessione dei ricchi”) ai garanti dell’unità nazionale. Secondo questi docenti, questo “regionalismo differenziato” che partirà con il nuovo anno consentirà in cinque anni alle Regioni più ricche, di trattenere i 9/10 delle tasse. Il rischio che si corre è di lasciare lo Stato centrale senza più fondi per assolvere i suoi compiti. Si scrive “Autonomia”, si legge “Secessione”. Il passaggio dall’amministrazione centrale a quella regionale prevede 23 competenze (scuola, sanità, trasporti, eccetera) e delle risorse relative. Nel progetto di legge non sarebbero più le stesse per tutti i cittadini italiani, ma rapportate alla ricchezza del territorio. Quindi ai più ricchi una quantità e qualità di diritti maggiore. Una sorta di “Apartheid all’italiana”: i diritti si comprano. Chi può. E chi no, poco importa. Ideatore di questa Autonomia regionale è il presidente veneto Luca Zaia, professor Luca Antonini, appena eletto alla Corte costituzionale, che così potrà, eventualmente, giudicare la costituzionalità del suo pensiero “differenziato”. Il “regionalismo differenziato” ebbe origine al tempo della Commissione Istituzionale D’Alema (quindi nel 1997), è che ha trovato formulazione costituzionale nel vigente articolo 116, si e concretizzata soprattutto nei referendum propositivi (ma non identici) della Lombardia e del Veneto nel 2016 e venerdì scorso il premier ha annunciato lo sbocco normativo. La nuova autonomia “differenziata” (prevista appunto ora dall’articolo 116 della Costituzione), cerca di dar vita infatti proprio a nuovo equilibrio dopo che istituzione e politica hanno vissuto in maniera altalenante inizialmente dalla fase costituzionale originaria (prima emersione delle regioni nel più vasto ambito delle autonomie locali cosiddette “minori”, quindi nella cosiddetta Prima Repubblica, poi all’avvento della Lega Nord nel corso dell’altrettanto cosiddetta Seconda Repubblica (con referendum costituzionale bocciato nel 2006), per finire, nella riforma costituzionale promossa dal Governo Renzi nel 2016 (anch’essa bocciata). Sarà ora questo Governo che cercherà di dar vita al nuovo equilibrio non più soltanto istituzionale tra Stato e Regioni, ma anche finanziario tra centro e periferia. Soprattutto sono state Lombardia e Veneto, che hanno evidenziato che non è solo una questione giuridica, insistendo invece sulla questione finanziaria. E’ dai referendum lombardi e veneti che viene posta la questione del finanziamento delle nuove funzioni regionali tramite l’equivalente trasferimento alle regioni di quote del finanziamento statale. In questo modo viene posta la questione della perequazione finanziaria tra centro e periferia. Il Governo Conte è stato sollecitato alla definizione di un potenziale nuovo equilibrio tra Nord e Sud.