PASSA AL SENATO IL MAXIEMENDAMENTO. IN AULA SFIORATA LA RISSA
Il maxiemendamento alla manovra è stato approvato nella notte al Senato. I voti a favore sono stati 167 e 78 i contrari, tre gli astenuti tra cui il senatore a vita Mario Monti. Ma il maxiemendamento è passato dopo che leghisti e pentastellati hanno litigato su qualunque revisione. Urla grida e spintoni e ad aizzare ancora di più il caos, Matteo Renzi che ha provocato Gianluigi Paragone: “I matti li hai, ti manca solo la gabbia”. E il 5 Stelle imbarazzato dalla situazione ha risposto: L’unica cosa che conta è chiudere in tempo per vedere Roma-Juve. Tu ce l’hai l’apparecchio per la diretta?”. Questa bagarre è proseguita anche quando è saltata la diretta da Palazzo Madama; la maggioranza, in special modo i cinque stelle, non hanno più voglia di metterci la faccia davanti agli italiani e i Dem sono sul piede di guerra. La situazione precipita. La rissa quasi sfiorata, si convocano riunioni dei capigruppo per l’annuncio che se tutto va bene, il maxiemendamento forse verrà votato all’alba. Il Governo ormai discute su tutto e questo maxiemendamento che prevedeva correzioni, revisioni, miglioramenti è stato un susseguirsi di giochi di forza da parte di uno o l’altro Partito. Qualcuno introduce da parte della Lega i soldi per gli inceneritori e i senatori pentastellati bloccano la modifica. I Cinquestelle protestano per il saldo stralcio delle cartelle esattoriali che ha visto invece la Lega battersi per questa modifica.Renzi che si diverte a fomentare e tra una risatina e un’altra da voce ai sospetti: “È fatta apposta per il padre di Luigi Di Maio”. Ci pensa il sottosegretario leghista Armando Siri che smentisce condoni e favori: “Cosa c’entra Di Maio? Il saldo e stralcio è roba mia, i 5 Stelle non la volevano e ho dovuto sdraiarmi per terra per farla passare”. E’ lotta anche sugli ecoincentivi, sui fondi per Taranto, sulle pensioni d’oro diventate di platino. La Lega fa saltare il comma che ostacolava gli Ncc, spostando la bomba ad orologeria su un decreto ad hoc che arriva nella notte sul tavolo del Consiglio dei ministri.Le discussioni non cessano, per i due Partiti alleati si combatte anche sul Tesoro. Il Movimento da tutta la colpa dei ritardi e degli errori al ministro delle Finanze e ai tecnici che ha scelto, mentre Salvini difende l’operato del ministro. “Stanno lavorando come matti”. Ma i 5 Stelle restano sul punto e vedono in tutt’altro maniera e dopo aver fatto saltare il capo di Gabinetto del Mef Roberto Garofoli, addirittura parlano di boicottaggio e mettono sotto accusa anche Gerardo Mastrandrea, capo del legislativo. Sospetti e veleni. Ma da Palazzo Chigi filtra una spiegazione molto più banale: “È solo imperizia politica”. La giornata di ieri così difficile per il Governo è stata altrettanto pregnate di sorprese: Nonostante il rinvio dell’entrata in vigore, i soldi non bastano, 700 mila persone in meno per il reddito di cittadinanza. Anche la Quota 100, stendardo del Carroccio, c’è il rischio che slitti in autunno. Il Governo continua a smentire e assicura gli italiani, sotto l’albero di Natale troveranno tagli agli investimenti. Una fragilità ormai manifesta, lo dimostrano anche le lacrime di alcuni peones del Movimento. “Decidono tutto loro, non ci dicono niente”, si sfoga una senatrice. E Gregorio De Falco, con il faldone in mano, si chiede cosa ci abbiano scritto dentro: “Ora piangiamo noi, presto piangeranno gli italiani”. Ma i vertici non hanno nessuna volontà di ritornare sui propri passi. Il ministro Riccardo Fraccaro entra velocemente nella sala del Governo, seguito dal suo staff, applausi e pacche sulle spalle: “Bravo!”. Ma nel salone Garibaldi la tensione è alta. La ministra leghista Erika Stefani tuffa il cucchiaio nella zuppa di farro: “Adesso vorrei mangiare, parlo solo di autonomia regionale”. Elio Lannutti, che spesso si intrattiene, si cuce la bocca con il dito. Di Maio e Salvini presi dai loro obiettivi; entrambi sono proiettati verso la campagna elettorale delle Europee. Il leghista punta tutto sulla legittima difesa, il capo politico del M5S confida nel reddito di cittadinanza e spera in un ritorno di Alessandro Di Battista per afferrare la vittoria. L’opposizione ieri è stata impegnata a contrastare tutte le modifiche. Vasco Errani di Leu ha provato a lanciare l’Aventino: “Se le opposizioni compattono non votano, danno un grande segnale”. Due passi più in là Renzi lo ha smentito: “Ma quale Aventino, si combatte fino a notte fonda”. Nel pomeriggio gli echi della rivolta, scoppiata in Commissione ancora non erano spenti. Governo chiuso dentro e minoranze scatenate: “Lo state riscrivendo, alla faccia della trasparenza”. Poi di nuovo in Aula, un senatore 5 Stelle tira fuori uno scoiattolo di peluche per sfottere l’azzurra Anna Maria Bernini, ironizzando sulla presunta compravendita berlusconiana. Di rimando, la capogruppo di Forza Italia prende in giro Di Maio: i suoi senatori estraggono un cartello con su scritto “Più povertà per tutti: fatto”.Piovono foglietti e insulti. “Dilettanti”, “ridicoli”, “pericolosi”, scandiscono gli azzurri. Il dem Andrea Marcucci grida fino a scoppiare, accusa il Governo di “prevaricazione” e “violenza”.Il Partito Democratico denuncia la violazione del regolamento e annuncia un ricorso diretto alla Consulta: “affinché si pronunci sulla enormità che si sono compiute, sotto i nostri occhi e sotto quelli del Paese, da parte di questo Governo violento che se ne frega dei diritti del Parlamento”. Tra qualche giorno sarà la volta della Camera per la terza lettura. Il testo è di 270 pagine, stravolge totalmente la legge di Bilancio, inserendo i dettagli scaturiti dall’accordo con la Commissione europea e le misure su cui Lega e M5S si sono accordati all’ultimo.
