QUANDO UN PAESE A GIUNTA LEGHISTA SI MOBILITO’ CONTRO IL RIMPATRIO DI UN SENEGALESE

A luglio dello scorso anno un paese a giunta leghista “si mobilitò” contro il rimpatrio di un senegalese che si era evidentemente ben inserito nella comunità, che tuttavia la burocrazia ostile costringeva al rimpatrio.L’uomo era (è) Fassar Marcel Ndiaye, senegalese. Di quella notizia mi colpì – e ci ho pensato molto in questi mesi, davvero: ognuno ha le sue sensibilità – questa frase: i compaesani dissero: “Non è arrivato in Italia sui barconi, ma dalla Francia”.Non è arrivato sui barconi, ma dalla Francia.Questa frase è inconsapevole paradigma del razzismo, dell’immenso razzismo in cui è intinto l’animo di quelli che non sono razzisti ma “le circostanze ci hanno portati a esserlo”, i razzisti del “non sono razzista ma”: insomma se arrivi dalla Francia vai bene, se arrivi dai barconi sei merda.Punto, a capo.Il pazzo, il problematico aspirante stragista – siano benedetti i ragazzini e i carabinieri – è arrivato dalla Francia; inoltre, è italiano; per di più, il suo è un buon ricordo nella comunità – che è incredula.Insomma, nulla lega la vicenda di questo uomo ai barconi, come nulla legava ai barconi, nella vicenda del signor Fassar Marcel Ndiaye – eppure finiamo lì, alla separazione, alla categorizzazione per provenienza, per origine, per sangue, ai barconi.E questa distinzione – ancor più che, si fa notare, il ragazzino che ha sventato la strage non è neppure italiano – è così stupida, ma così stupida, ma così stupida che se penso che la questione è demandata a italiani che vivono e sguazzano in questi preconcetti, in queste macrocategorie semplificatorie stupide, a me viene male. Male per gli uomini e le donne vittime di questa stupidità, in primis, e male per me e i privilegiati come me, che saranno altrettanto vittime – in un domani vicino, di questa stupidità, di questa cattiveria. Qui la notizia del senegalese che arrivava dalla Francia “e non sui barconi” >https://goo.gl/M4fjNF