QUEL MARTIRE BLASFEMO CHE INCARNA LA CITTÀ DEI MILLE COLORI

Morì lapidato poco dopo Gesù fra il 33 e il 36 d.C. perché accusato di blasfemia. Il suo cammino di fede lo porto a “disturbare” il potere del Sinedrio tanto che anziani e gli scribi, secondo quanto riportato dagli Atti, lo fecero catturare e trascinare al loro cospetto.Qui con falsi testimoni lo accusarono: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.A niente valse la sua accorata difesa.La lapidazione era fino dall’inizio la sentenza già segnata.Il mancato rispetto al potere temporale e religioso segnarono così una condanna senza alcun appello. È così che Stefano il Santo incarna le mille facce, i mille colori di una città che non finisce mai di sorprendereÈ Lui da sempre il più vicino a quella Luce del Natale che così tanto riscalda il cuore dei cristiani e dei pratesiLa Chiesa cattolica e alcune protestanti lo festeggiano il 26 dicembre. Per gli ortodossi la data è il 27.Prato la ha voluto adottarLo a se per quello spirito che la contraddistingue di città aperta e poco incline al silenzio.Secondo le fonti storiche Stefano viveva a Gerusalemme. Era uno dei primi 7 diaconi scelti dagli apostoli per aiutarli nella diffusione del Vangelo. Gli atti degli apostoli che ne raccontano la storia lo definiscono, al capitolo 6, uomo pieno di fede e Spirito Santo. Non si sa se fosse greco o ebreo. Il nome Stefano significa corona, incoronato e viene dal greco. Alla sua morte assistette il futuro San Paolo, che ancora non si era convertito.Santo Stefano oltre a proteggere la nostra Prato, nella tradizione popolare si ricorda per la cura e l’attenzione verso i diaconi, i fornai, e per la tutela dal mal di testa e delle pietre, i calcoli, che affliggono dai mali materiali il nostro corpo. Il suo emblema sono appunto palma e pietre.È proprio una pietra, un “sasso” sarà quello che verrà recato in processione dal diacono dal reliquiario conservato nella nostra Cattedrale mentre seguirà il Sacro Cingolo di Maria Quel sasso che la devozione popolare ritiene sia uno di quelli con cui fu lapidato il primo martire cristiano, il patrono della nostra cara e bella Prato Un cammino che oggi, lo stesso Papa Francesco ha voluto ricordare durante l’Angelus:“Santo Stefano fu il primo a seguire le orme del divino Maestro con il martirio; morì come Gesù affidando la propria vita a Dio e perdonando i suoi persecutori”.