UN SIMIL RENZI SULLA DELOREAN IN “BENTORNATO PRESIDENTE”

UN SIMIL RENZI SULLA DELOREAN IN “BENTORNATO PRESIDENTE”

È sempre rischioso far film “cotti e mangiati” che prendono spunto dall’attualità politica. Per il semplice fatto che può capitare di arrivare tardi, fuori tempo massimo. Prendete “Bentornato Presidente”, il seguito (sei anni dopo) di “Benvenuto Presidente!”, sempre con Claudio Bisio, che sarà nelle sale il 28 marzo con Vision Distribution, produce la Indigo Film. Gli sceneggiatori, che poi sono Fabio Bonifacci e il produttore Nicola Giuliano, scrivono in una nota a parte, fuori dal press-book: “Non abbiamo cercato l’attualità, è l’attualità che ci è venuta a cercare”. Sarà. Al netto dell’agghiacciante sorpresona che arriva dopo i titoli di coda e dei riferimenti evidenti al governo giallo-verde pilotato dalla coppia Di Maio e Salvini, il film, di cui parlerò diffusamente in prossimità dell’uscita, fotografa ad esempio un Pd che sembra già un ricordo.In che senso? Si vede una specie di capo tumefatto ma superbo, ribattezzato Vincenzo Maceria, che allude chiaramente a Matteo Renzi: infatti arriva al Quirinale a cavallo di una DeLorean, la celebre macchina di “Ritorno al futuro” esibita all’ultima riunione della Leopolda. E naturalmente dice che “gli elettori non hanno capito un cazzo”.Nel partito, che si chiama “Sovranità Democratica”, si litiga ferocemente in un clima grottesco, tra biliardini, svenimenti e narcisismi, mentre ciascuno dei contendenti gode all’idea di essere leader anche attraverso 29 scissioni. Intanto gli altri governano l’Italia all’insegna dello slogan: “Bisogna dare al Paese ciò che vuole. Parole, non fatti”. Però, bisogna riconoscerlo, è carina l’idea che nell’infuocata assemblea tutti si chiamino tra loro “coworkers”, cioè collaboratori, e non compagni.