EUROSTAT. L’ITALIA, DOPO LA GRECIA, HA IL DEBITO PUBBLICO PIU’ ALTO NELL’UNIONE EUROPEA

E purtroppo nessuna formula di governo, nessun ‘illuminato’ ha trovato la via giusta per andare a ritroso e contenere quella fuga terribile di numeri che impressiona. Ci aveva provato il precedente ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e qualche lieve risultato stava arrivando, ma poi è cambiato l’assetto del quadro politico, e ancora il debito pubblico sembra intenda inghiottire morso dopo morso l’intero Paese. Sullo sfondo della politica economica dell’attuale coalizione di governo c’è questo spettro che incombe, insieme alle clausole di salvaguardia Iva, che pure non sono uno scherzo, dato che nel biennio 2020/21, il Governo, per la loro sterilizzazione, deve trovare una cinquantina di miliardi in termini di risorse disponibili, per questioni di compliance ai parametri dell’Ue e disciplina sui conti pubblici. L’Italia, già si sapeva, non è ben messa, nonostante l’ottimismo della coalizione e i buoni propositi, che tuttavia, qualora non si dovessero raggiungere almeno in parte i target sugli obiettivi più importanti, resterebbero castelli di sabbia, e alla prima folata di vento, se i mercati decidessero davvero di averne abbastanza, non è difficile presentire come andrebbe a finire. Intanto il debito è veramente la spina sul fianco con cui deve fare i conti il governo nel portare avanti la sua attività. Non è confortante la conferma che viene dal report di Eurostat: siamo i più vulnerabili nell’Ue su questo versante, solo la Grecia ci supera nel marasma di numeri che corrono imperterriti verso una possibile scarpata (il suo debito è al 181,1% del Pil. Tutto questo mentre sia il debito che il deficit risultano in progressivo calo in area euro, l’Italia pertanto viaggia in controtendenza. Sono statistiche che tengono conto dei dati forniti dagli stati membri, nei due appuntamenti annuali per questi rendiconti, il primo entro il 31 marzo e il secondo entro ottobre. Nel 2018, in Eurozona, il rapporto deficit/Pil è calato allo 0,5%, mezzo punto percentuale rispetto al 2017 (che era dell’1%, ossia si è dimezzato). Mentre nell’Unione europea la contrazione nel rapporto deficit/Pil passa dall’1% allo 0,6%. In Europa orientale ci sono alcuni paesi che hanno un deficit più alto, come la Romania, al 3% e Cipro, al 4,8%. Ci sono poi i Paesi più ‘virtuosi’, nei quali si rileva addirittura un avanzo, come Malta, 2%; Lussemburgo 2,4%; Germania 1,7%. Seguono Grecia e Olanda, sopra l’1%. Per quel che concerne l’Italia, possiamo consolarci con una lieve riduzione del deficit, del tenore di -0,3 punti (a 2,1%). In generale la media del debito in area euro è dell’85,1% (anno di riferimento sempre il 2018), in lieve calo rispetto al 2017, che era dell87,1%. Se invece si considerano tutti gli Stati membri dell’Unione europea la percentuale si riduce all’80%, in miglioramento rispetto all’anno precedente. Gli altri Paesi ad alto debito, oltre Italia e Grecia, con la peggiore ‘performance’, sono il Portogallo, Cipro, Belgio, Francia, Spagna. I più disciplinati invece in termini di conti pubblici, con debito meno elevato, sono il Lussemburgo, l’Estonia (8,4%) e Bulgaria, quasi paradisi se paragonati al dramma Italia. I Paesi che hanno evidenziato un surplus di bilancio sarebbero ben 13, secondo il report Eurostat, otto dei quali si trovano in Eurozona, e in capo alla locomotiva c’è sempre la Germania; in Ue altri cinque: Danimarca, Croazia, Bulgaria, Svezia e Repubblica Ceca. In area euro nel 2018 i conti pubblici sarebbero in netto miglioramento, intanto il rapporto debicit/Pil si è ridotto quasi a metà rispetto all’anno precedente, come abbiamo visto è passato dall’1% allo 0,5%. Un dato lampeggia su tutti, quello relativo al debito e deficit del Portogallo: il primo è calato dal 124,8% al 121,5%; il secondo dal 3% allo 0,5%. E negli anni precedenti al 2018, la situazione era anche peggiore, quindi, nel volgere di pochi anni, l’esecutivo progressista portoghese ha quasi fatto miracoli, riducendo il debito di oltre 8 punti. Bisognerebbe indossare un grembiulino davanti a questi risultati, almeno per i nostri governanti. La domanda è praticamente spontanea: perché se riescono questi Paesi a invertire la rotta dei conti pubblici che se ne vanno per i fatti loro, non dovrebbe riuscire l’Italia? E’ evidente che il ‘drago’ prima o poi dovrà essere affrontato, l’eccessivo indebitamento non può essere un ergastolo per una nazione, intervenire in modo strutturale e radicale dovrebbe essere il primo obiettivo quando ci si accinge a fissare i punti cardine della politica economica. In ogni manovra economica la riduzione del debito è una luce lampeggiante in rosso, non una questione da rimandare, o peggio ripiegare in rassegnazione. Continuare con questa palla al piede che preclude sviluppo e crescita, non è una questione sulla quale si può prescindere.