LAVORO. LA STRATEGIA CINESE: MENO STAKANOVISTI, PIÙ CONSUMATORI

LAVORO. LA STRATEGIA CINESE: MENO STAKANOVISTI, PIÙ CONSUMATORI

Il partito comunista cinese pensa a un cambiamento degli orari di lavoro. La proposta di una settimana lavorativa di quattro giorni e mezzo è nata nello Hebei, la provincia che circonda le municipalità di Tientsin e Pechino. Un weekend lungo due giorni e mezzo. Sembra l’idea di un’Europa che cambia, pronta a delineare un nuovo profilo dei lavoratori in un mondo dove il lavoro è una realtà sempre più incerta. Non è semplicemente una concessione per dare più libertà ai lavoratori, piuttosto suona come un incentivo per spingerli a divertirsi e magari incoraggiali allo shopping per aumentare così le vendite e di conseguenza dare un nuovo impulso all’economia cinese in pieno rallentamento. L’equazione più tempo libero più acquisti appare una soluzione percorribile. Altra probabile alternativa sarebbe il permesso di pianificare un orario personalizzato, flessibile. Il progetto dello Hebei in un linguaggio istituzionale può essere tradotto come: più libertà più tempo per fare acquisti e sostenere il mercato interno cinese. I dati ufficiali non sono certi ma nel mondo dell’occupazione i cinesi lavorano circa 12 ore al giorno, dalle ore 9 del mattino fino alle 21 di sera per 6 giorni su 7. La settimana 996. La legge della Repubblica Popolare cinese prevede una settimana di 44 ore. Invece nelle aziende private la situazione è diversa, l’orario medio settimanale si aggira intorno alle 50 ore, attraverso un sistema di straordinari più o meno volontari, che arriva alle 54. Ne consegue uno stress dei lavoratori, impiegati e operai, rivelati anche dagli studi medici. La proposta nell’ambiente politico e culturale del grande paese trova favorevoli e contrari. Da una parte il progetto è visto a favore ma dall’altra assomiglia a un privilegio inaccettabile. Ma com’è la situazione dei lavoratori in Europa e italiani in particolare? I più instancabili sono gli inglesi, ancora per poco nella classifica europea, con 42, 3 ore settimanali. Gli italiani si fermano a una media di 38,8 ore, appena un’ora in più dei danesi. Quello italiano non è preciso. Infatti, nel settore pubblico il contratto prevede 36 ore settimanali. Nell’industria invece la media si allinea a quella europea di circa 40,4 ore.