A PROPOSITO DI MARELLA
In occasione della morte di Marella Agnelli mi sono subito chiesto chi sarebbe stato quell’imbecille della sinistra-sinistra che avrebbe dileggiato il diffuso cordoglio per una donna che ha simboleggiato la bellezza, l’inarrivabile eleganza e lo charme di una dinastia industriale al centro di spietati giochi di potere. Marella rappresentava il lato sognante e privatissimo di quel mondo, avendo vissuto un’esistenza apparentemente priva diogni contatto con la realtà che non fosse giardini incantati, mostre d’arte, musei, e leggendari ricevimenti. C’erano cioè tutti i presupposti perché la rampolla dei Caracciolo, pur duramente provata dalle tragedie che si addicono ai re e alle regine, quella del figlio suicida, diventasse bersaglio di qualche rude bofonchiatore delle virtù di una sana lotta di classe. Mi sbagliavo. Non ho letto niente di simile da parte di chi si definisce ancora orgogliosamente comunista. L’attacco a Marella è arrivato invece da Marco Travaglio. E a pensarci bene la cosa non deve meravigliare. Primo, perché da anni il giornalista torinese si è messo in testa, lui di destra, di dire alla sinistra che cosa deve fare per tornare ad essere davvero sinistra. E questo ridicolo destino la sinistra, nonostante i tanti errori, proprio non se lo meritava. Secondo, perché in effetti un qualcosa di sinistra Travaglio ce l’ha. Quel qualcosa che ricorda certi figuri come Nicola Bombacci, il socialista estremista e massimalista che finì appeso a Piazzale Loreto insieme a Mussolini. Una sinistra che, schiava del proprio odio di classe, dimentica la classe e si lascia avvelenare dal solo odio. Una sinistra strangolata dal proprio estremismo e che arriva a disprezzare bellezza, cultura, raffinatezza, accecata da un becero e logoro materialismo. Una sinistra la cui costola è effettivamente la Lega di quel senatore che una volta aggredì verbalmente Gianni Agnelli tra i banchi di Palazzo Madama di fronte ad un imbarazzatissimo Gianfranco Miglio. Quella Lega che Travaglio cerca di esorcizzare attaccandola come fosse al governo con Berlusconi e che invece governa con i suoi amici del M5S, con i quali condivide tante affinità elettive, soprattutto l’attizzare il rancore e l’astio senza causa delle folle solitarie attraverso menzogne e calunnie. Ma in una cosa Travaglio non è mai stato né mai sarà di sinistra: nel dileggiare i morti, nel non fermare la sua avida penna nemmeno di fronte alla morte. Come ha fatto anche con Marella Agnelli. Questa è una specialità della destra.
