AL CINEMA LA STORIA DI GREGORY SUMMERS, GIUSTIZIATO IN UNA PRIGIONE DEL TEXAS

Aveva quarantotto anni, Gregory Summers, quando fu giustiziato in una prigione del Texas. Era accusato di aver organizzato l’omicidio dei suoi genitori adottivi, per incassare 24mila dollari di assicurazioni. Ne avrebbe dati 10mila all’assassino. Ma in realtà, di prove certe non ne hanno trovate mai. E lui si è sempre dichiarato innocente. Il primo avvocato che lo difese era un avvocato d’ufficio, esperto di immobili. Per avere gli avvocati buoni, ci vogliono i soldi. E Greg soldi non ne aveva. In carcere iniziò a dipingere, per vendere i suoi quadri e poter pagare un buon avvocato. Ma in quel carcere era difficile anche procurarsi i colori. Di telefonate, ne poteva fare una al mese, della durata massima di cinque minuti. In un mese. Allora, scrisse. A tutti i giornali del mondo. Un suo appello venne letto da un’insegnante toscana. La preside di una scuola media di Navacchio, vicino Pisa. Questa donna raccontò la storia di Greg agli allievi della scuola. La raccontò bene, evidentemente: perché molti di loro scrissero a quell’uomo. Nacque una corrispondenza durata anni. Anni in cui gli studenti raccolsero 700 firme da fare arrivare in America. Chiedevano la grazia per Greg. Ma non basta l’entusiasmo di centinaia di ragazzi italiani – e di altri, in tutto il mondo – per cambiare un finale che sembrava già scritto. La condanna a morte fu eseguita il 25 ottobre 2006, alle 9 e un quarto del mattino. Gregory, prima di morire, aveva espresso un desiderio. Essere seppellito non in America – dove neppure i suoi parenti avevano preso le sue difese – ma in Toscana. In quella Toscana da cui provenivano le lettere di quei ragazzini. Quella Toscana che, primo Stato al mondo, aveva abolito la pena di morte, il 30 novembre 1786. E così è stato: Greg è seppellito nel Cimitero nuovo di Cascina. “Non siamo riusciti a salvarlo dalla condanna a morte, ma almeno abbiamo esaudito il suo ultimo desiderio”. Una storia, quella di Greg, che valeva la pena di essere raccontata. Una storia che ha appassionato Giuseppe Ferlito, regista indipendente di lungo corso, vincitore di numerosi festival nazionali e internazionali, fondatore del laboratorio cinematografico Immagina. Ferlito, con la sola forza del suo entusiasmo e degli allievi della scuola, ci ha fatto un film. Un film di trenta minuti circa, che si chiama semplicemente “Greg”. E che verrà presentato martedì sera al cinema Fiamma di via Pacinotti a Firenze, alle 20:30, alla presenza del regista e di tutto il cast. Ingresso a 5 euro per tutti. A interpretare Greg, Fabio Baronti, il fondatore della Compagnia delle Seggiole. Nel ruolo della preside della scuola, accorata e partecipe, Rosanna Romellano, funzionaria della Regione Toscana, nella quale Ferlito ha trovato inattese e convincenti doti interpretative. La figura imponente di Baronti domina la scena. La sua solitudine sembra di viverla anche noi. Lo vediamo guardare le mura della cella, senza vedere niente. E poi, ecco – sorprendente – uno spiraglio di vita: il rapporto a distanza con un gruppo di ragazzini che stanno in un altro continente, in un altro mondo, a contatto con problemi tutti diversi. Può esistere una sintonia fra mondi tanto lontani? Pare impossibile, ma sì, può esistere. E il film riesce a raccontarlo. Un gruppo di ragazzini, o un’insegnante appassionata e vibrante, possono salvare una vita? Forse no. Ma forse possono cambiare, per una infinitesima parte, il nostro punto di vista sulle cose, scalfire le certezze di qualcuno. Contribuire a costruire un mondo diverso, probabilmente migliore. Maria Carmela Carretta, dopo quella esperienza, ha scritto il libro “Quinto: non ammazzare”, per la casa editrice Europa. I ragazzi di quelle terze medie che furono gli ultimi “amici di penna” del condannato a morte hanno oggi venticinque anni. Si portano dentro, ognuno, un frammento di quella storia.