ECCO LA PROVA DELLA DEBOLEZZA DEL SUD

ECCO LA PROVA DELLA DEBOLEZZA DEL SUD

Ricordare le centinaia di migliaia di meridionali uccisi dalle truppe sabaude, per unificare l’Italia (o “allargare il Piemonte”, come fu rivendicato dal governo, in Parlamento), torturati, incarcerati, deportati, bruciati o sepolti vivi (per citare un grande intellettuale della sinistra italiana) è “motivo di dolore”, per Nichi Vendola, già presidente della Puglia. E lo si può capire: lo è anche per noi e per tanti altri che pensano alla disperazione di quella gente del popolo travolta, in nome della storia da fare, da un esercito che invase il loro Paese e le loro case e le spogliò di tutto, senza manco la dichiarazione di guerra. Certo, non si può più lenire il dolore di quelle vittime, ma almeno si può ricordare che erano esseri umani trattati da carne persa, colpevoli di essere estranei, inconsapevoli o contrari a un progetto che li riguardava volenti o nolenti, specie nolenti.E, oltretutto, farsi almeno perdonare, dopo un secolo e mezzo, di averli dimenticati, cancellati dalla storia o diffamati chiamandoli pure “briganti”, anche se si difendevano (i grandi fatti storici si costruiscono su cataste di cadaveri, la cui altezza qualifica i vincitore). Le cose andarono così ed è cosa fatta. Ma ricordare il dolore dei vinti è un atto di giustizia e di misericordia, oltre che di verità; perché di quei vinti, di quelle vittime, portiamo i nomi, erano i nonni dei nostri padri. Quindi, bravo Vendola! Il tuo dolore ti fa onore.Invece no: il poverino soffre per l’«Eclettismo culturale» di chi vuol ricordare quelle vittime; delle quali, par di capire, non gli freghi niente, altrimenti forse sarebbe curioso di conoscerne i nomi e sapere se furono due, duemila, duecentomila o chissà. Chi si occupa di cose grandi non perde tempo con la minutaglia: terroni, cafoni, meridionali, persino (che orrore, signora mia) borbonici. Erano padri, madri, figli divenuti ostacolo a un progetto di cui non sapevano e in cui non era previsto che avessero voce e ruolo.Può darsi si tratti solo di un pretesto di Vendola per attaccare Michele Emiliano. Vuoi farlo? Fallo. Ma non usare il dolore degli altri per un calcoletto politico del momento; non offendere quelle vittime e chi intende solo ricordare che sotto quei monumenti ai vincitori ci sono le ossa dei nostri parenti. Riprendo le parole di Vendola, riportate da un giornale: «Qualche anno fa nell’attuale consiglio regionale si è votato contro il Risorgimento, si è votata una legge per onorare le vittime dell’Unità d’Italia, con qualche nostalgia per il Sud borbonico. È motivo di dolore per me questo eclettismo culturale che dimostra che non c’è una bussola. E la sinistra perde quando perde la bussola, quando si smarrisce».Una mattanza banalizzata a «Eclettismo culturale»! Una “guerra” portata “nelle nuove provincie che abbiamo appena conquistato”, per la quale, in un solo anno, si contarono 458mila persone in meno (relazione del ministro Manna al re, approvata in Parlamento). Per lorsignori non fanno testo le vite di tanti ridotte a materiale da costruzione di ideologie e progetti politici altrui: materiale di cui ostentare disprezzo e fastidio se alcuni osano rammentarle. Centomila deportati senza accusa né processo né condanna (le schede sono state ritrovate negli ultimi anni e ancora ne vengono fuori, vedi le ricerche ampliate e rielaborate dal professor Giuseppe Gangemi, dell’università di Padova): ma erano lazzari, cafoni, muort’e famme e non se ne deve nemmeno parlare (infatti gli storici che strillano per il rischio di uso politico della storia, facendo uso politico della storia, non ne parlano); 600mila incarcerati nel solo 1861, 400mila ancora nel 1871 (Amministrazione delle carceri, atti parlamentari). E “motivo di dolore” è il voler ricordare quelle vittime? Contrabbandando il dovere del ricordo (escluderli pure dal due novembre?) quale “nostalgia per il Sud borbonico”? Questo può sostenerlo solo chi ha paura della memoria, generando sospetti che abbia qualcosa da nascondere o la versione “antica e accettata” da difendere, a onta di ogni smentita di favolette su plebisciti (truccati), imprese di Mille (erano decine di migliaia, più soldati sabaudi finti disertori e legioni straniere o picciotti) e arretratezza inventata da Benedetto Croce (John A. Davis), per giustificare il “dono” della colonizzazione. In una cosa Vendola ha perfettamente ragione: «La sinistra perde quando perde la bussola, quando si smarrisce». E lui ne dà prova, ignorando quanto Gramsci e altre bussole della sinistra hanno riferito su quelle stragi. Su altre e più attuali bussole smarrite dalla sinistra non credo gli convenga toccare l’argomento: i tarantini, visto il suo rapporto con la memoria, potrebbero rinfrescargliela sulle sue telefonate con i dirigenti Ilva. Mi fermo qui. Ma una cosa torno a ricordargliela io, perché non sono mai riuscito a mandarla giù: la Puglia, da lui presieduta, fu l’unica Regione del Sud a non dire “bah” sull’esclusione dei poeti e degli scrittori meridionali dai programmi di Letteratura del Novecento, per ordine della (allora e purtroppo) ministra Gelmini.Se ritiro fuori questa faccenda, è perché mi pare indicativa della paura che hanno i dirigenti politici del Sud di farsi scoprire meridionali. A meno che non convenga, come ora per la Secessione dei ricchi: Vendola rimprovera a Emiliano di non essersi subito schierato nettamente contro. Ovvero la stessa obiezione che avete letto su queste pagine, più di una volta.Che lo faccia, però, chi non ha mai aperto bocca sulla vicenda che sta spaccando l’Italia e se ne ricordi solo per rinfacciarlo a Emiliano o altri, beh… ce ne vuole di pelo sullo stomaco, caro Vendola! Ad aggravare la cosa, è il dubbio che della Secessione a Vendola, non freghi niente (se no avremmo udito prima la sua voce); e che scopra una questione enorme, addirittura decisiva per le sorti del Sud e la sopravvivenza del Paese, solo quale arma di lotta politica da cortiletto e del momento, per regolare qualche conticino fra lui ed Emiliano.Questo, andando oltre le questioni fra i due, mostra la vera debolezza di sempre del Sud e della sua classe dirigente, che si divide pure su un tema di tale portata, addirittura usandolo ben piccole beghe personali mentre a Nord, i rappresentanti politici di tutti i partiti superano persino le divisioni ideologiche per costituire un’unica banda di rapinatori a danno del Mezzogiorno, fottendosene pure del fatto che questo possa definitivamente distruggere il Paese (si pensi alla vergogna inaudita del documento congiunto dei consiglieri regionali Pd di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, per chiedere al partito, quindi anche ai Pd del Sud, di appoggiare Salvini nel pretendere “prioritaria” per il governo l’Autonomia differenziata: Piddini per Salvini contro i meridionali) Vendola è stato una delle persone che ha acceso più speranze ed entusiasmi nella nostra Puglia e non solo (e altrettando Emiliano). Diamo per detto come è finita quella sua esaltante stagione. Ora faccia un regalo a te stesso: non ci faccia ricordare perché, per poter almeno conservare un buon ricordo degli inizi. E magari trovino il modo, lui ed Emiliano, di divenire motore e parte di una risposta corale del Sud al colpo di grazia che stanno per infliggerci, perché su una iniziativa del genere, potremmo finalmente scoprirci capaci di azione comune, conservando le differenze di idee, ma condividendo l’obiettivo.