GILET GIALLI: IN DIRETTA DA LIONE

GILET GIALLI: IN DIRETTA DA LIONE

Arriviamo di corsa a Place de la République, centro di Lione. Dopo aver fatto blocchi sugli assi principali della città, il corteo dei gilet gialli sta provando a prendere una delle strade che dalla piazza sbuca nella zona dello shopping, affollatissima di sabato pomeriggio. L’antisommossa spunta da tutte le parti e carica subito i manifestanti. Nessun fronteggiamento, nessuna trattativa. In prima fila tanta gente “normale”, sui 40 e 50, nessun bastone o arma, pochissimi i caschi, qualche maschera antigas. Insieme alla scarica di manganellate partono i lacrimogeni. Sparano questa specie di lattina che tira fuori a grappolo 3-4 dischi, che coprono di gas un’area più larga. Dopo la piazza ne era ricoperta, un compagno raccoglie un bossolo: “portatelo in Italia”, dice, “è un souvenir di Lione”. Insieme ai gas parte anche qualche flashball, colpiscono un signore che stava riprendendo da sopra a una scalinata. Obbiettivo molto in vista. E pericoloso, perché registrava la dinamica di violenza poliziesca. Il corteo non si disperde, ma viene ributtato nella piazza. La gente grida, qualcuno insulta i poliziotti, qualcuno invece li sfotte, altri gli dicono che dovrebbero stare con loro più che con Macron. Macron, i ricchi, i tagli ai servizi sociali e i bassi salari sono il tema dominante. Intanto fra i manifestanti c’è un gruppo di venti medici/parasanitari pronti a intervenire. Casco, pettorina bianca con croce rossa, abbigliamento tecnico, distribuiscono collirio, acqua, verificano ferite, principalmente manganellate su braccia e testa. Ottima organizzazione. Nel frattempo tutte le vie vengono chiuse da sbarramenti della polizia. Qualcuno prova a uscire dalla piazza ma c’è un filtraggio. Se tieni addosso il gilet giallo rischi l’interpellazione e la garde à vue. Insomma, non proprio il massimo della democrazia. Non abbiamo granché da fare se non presidiare la piazza per tenere almeno chiusi i grandi magazzini e farci vedere dal resto della città. Mi presentano un po’ di gente, si inizia a parlare. L’età media è sopra ai 30, molti 40-50enni. Ci sono anche un bel po’ di donne, anche se di meno. Molti non hanno mai fatto politica. Tanti vengono da fuori Lione, che fa un’area metropolitana di due milioni e mezzo di persone. Per lo più bianchi francesi, ma anche un po’ di francesi di origini nordafricane. Quasi nessun nero. Che lavoro fanno? I più giovani sono precari, qualche studente, qualcuno che fa un po’ di tutto, ma comunque guadagnano poco. Gli altri sono impiegati pubblici, insegnanti, ceto medio impoverito, autonomi. C’è di tutto, mancano gli operai – eppure a Lione ci sono un bel po’ di fabbriche… Chiedo ai miei interlocutori il perché. Mi danno risposte diverse. C’è chi dice che gli operai sono più garantiti di loro, stanno tranquilli. Altri dicono che è il sindacato che li fotte, che li tiene fermi, e loro fanno le pecore. Ce l’hanno con il sindacato, perché loro sono sempre andati a sostegno delle cose sindacali, ma i sindacati non vanno da loro e questo non è giusto. I gilet hanno fatto quello che i sindacati dicevano da sempre, bloccare il paese, ma poi non hanno avuto il coraggio di fare mai, perché sono venduti, prendono soldi dallo Stato. Ma perché ci sono pochi neri, qui? Boh, tanti di loro sono cattolici, ascoltano i preti, pregano. No, mi fa un altro, è che vedono tanta tv e pensano che le manifestazioni sono violente e non ci vogliono venire. Ma quando mai, dice un altro, è che quelli vendono la droga, campano così, non gliene frega di cambiare le cose. Vabbè comunque guarda lì, quelli sono neri, sono gilet gialli come noi. Qui nessuno è razzista. Di fascisti comunque nemmeno l’ombra. Eppure siamo a Lione dove fascisti ce ne sono eccome. Riconosco molti più compagni, per quanto tengano un profilo politico misurato a un movimento che guarda con scetticismo a partiti e colori politici. Poi mi fanno le domande loro a me: in Italia si muove qualcosa? Ci dobbiamo ribellare in tutta Europa! Salvini lo conoscono poco, della Lega sanno che è un partito fascista che stava con Berlusconi, e non gli piace. Anche i 5 Stelle li detestano, sono andati a incontrarsi con i più coglioni del movimento, “ci hanno fatto solo danno”. Ma che pensate di fare adesso? State in mobilitazione da 19 settimane, la partecipazione com’è? Dicono tutti che è buona, che continua. Hanno passato Natale e le feste alle rotonde che bloccavano, dove hanno costruito piccoli presidi riparati. Dicono che ora con la primavera più gente ancora scenderà in piazza. Il governo sta approvando la legge “anti-casseur”, per la quale praticamente ai cortei non si può fare più nulla. Per loro è la dimostrazione di quanto i gilet siano una minaccia e di quanto il potere abbia paura. Il punto sono le dimissioni di Macron. Si deve fare bordello al massimo, così le cose cambiano. E dopo si vedrà, ci ascolteranno. Sulle elezioni sono divisi. Il movimento non ci deve andare, poi ognuno vota chi gli pare, molti non votano. Ne trovo chi vota la France Insoumise, chi aveva votato Front National ma ora si sente tradito. Dell’Europa comunque non gliene frega nulla. Non si aspettano niente ma non gli interessa neanche uscirne. C’è un partitino rossobruno, l’Unione Popolare Repubblicana, che parla di Frexit e che prova ad accreditarsi presso i gilet. Ma non se li filano di striscio.In compenso i gilet gialli si stanno dando una forma democratica: hanno assemblee di città, regione, nazionale. Si fa tutto fisicamente: chat e mailing list sono considerate insicure. La strategia di Macron invece è di tenere duro il più possibile, rappresentando i gilet come dei violenti. E poi passare all’incasso alle europee, sperando nel voto della maggioranza silenziosa che vuole il ritorno all’ordine. Gli basta un 30% per dire che ha il consenso del paese. Tanto non ci sono alternative politiche in vista e il sistema presidenziale è davvero difficile da buttare giù. Solo una volta ci sono state dimissioni del Presidente nella storia della 5a Repubblica… Poi uno sui 47 mi prende e mi fa: comunque vedi, il problema è la gente. Noi siamo qui da mesi, ci facciamo massacrare anche per loro. E loro che fanno? I miei figli che fanno? Vuoi sapere dove sono? Due strade più in là, con i loro amici. A consumare. Io ho fatto tanto per dargli tutto, ma loro non capiscono come funziona. E pensano solo alle cazzate. Ma io avevo visto che i liceali scendevano in piazza con voi, poi c’è Friday For Future… Sì, mi fa, è vero. Infatti sono le giornate uscite meglio. Noi siamo per l’ambiente, non come dicono i giornali. Ma poi i ragazzi sono incostanti, non sanno ancora quanto è dura. Anche io ero così, mai interessato prima. E’ sbagliato. Alle sette ormai eravamo rimasti in pochi, ci sciogliamo. La polizia ora fa uscire senza controlli. L’appuntamento è per inizio settimana, riunione di coordinamento. Ci sta da organizzare l’atto ventesimo.