GRAZIE, ARCHITETTO

GRAZIE, ARCHITETTO

Il professor Anemo Carlone teneva inimitabili lezioni di anatomia. Il professor Aristogitone raccontava cronache scolastiche che sembravano surreali, come surreali sembravano i deliri rivoluzionari dello studente Verzo.In realtà Mario Marenco, artista vero, architetto, era davvero professore. Insegnava all’Istituto d’Arte, fu collega di mia madre Giovanna. E a vederle da dentro, le scuole, ti rendevi conto che i racconti e i personaggi inventati dall’architetto Marenco non erano poi del tutto surreali. Le estati a Velletri, tra il 1972 e il 1978, sono state il “luogo” dell’educazione sentimentale per me, mia sorella Costanza, mio cugino Leonardo.Grazie a nostra nonna Renata, a nonno Nino, a mia madre Gianna, a mia zia Clara, e a zio Umberto.Leonardo è del ’70, Costanza del ’65, io del ’63. Il villino Renata esiste ancora.Scriverne mi provoca dolore, ora.Mi voglio soffermare solo su un frammento, legato alla notizia (tristissima, per me, e che ho avuto tramite un messaggio da Francesco) della morte di Mario Marenco. Nel 1976, e credo anche l’anno prima e l’anno dopo, (ma del ’76 sono certo, per un paio di canzoni che quell’anno andavano per la maggiore), zia stette a Velletri più del solito.La mattina ci portava in piscina, al circolo Barracuda. Prendevamo lezioni di nuoto. Leonardo da subito rivelò un talento, per il nuoto. Io imparai a nuotare a dorso, quell’estate. La lezione di nuoto era alle 10.30, mi sembra. Dopo la lezione, cercavamo di non far tardi, per tornare a casa, a pranzo.Mia madre fino a metà/fine luglio era impegnata con gli esami di maturità, al Liceo Artistico di Velletri. Nonna ci preparava pranzi semplici, ma buonissimi. Faceva il sugo “vero”, mettendo i pelati a bollire dalla mattina presto, col basilico del giardino. Ho quell’odore di sugo nelle narici, e in testa, come fosse ieri. Non l’ho sentito più. Morirò col desiderio di risentirlo, quell’odore del sugo di nonna. Zia (non ricordo se aveva già la 850 grigia, con l’autoradio portatile, piccolina, verde, di moda in quegli anni: si chiamava “Tanga”) voleva stare a casa per le 12.45, perché “doveva” sentire alla radio Alto Gradimento, che iniziava a quell’ora. Mangiavamo in giardino, nel chiosco coperto di edera. C’è ancora, il chiosco, anche se non più coperto di edera. Le radici erano troppo profonde, crearono un paio di volte casini alla fossa biologica. Il chiosco è quello dove ancora in questi anni abbiamo chiacchierato, Luciaolga e Giovanni, sul retro del giardino. La radio era attaccata alla presa elettrica vicino alla porta-finestra che dal salone porta in giardino. Credo fosse già il radione Grundig che mi aveva regalato zio Umberto, uguale al suo. Mi sembrava fantascientifico. Nero, grande, con il mangianastri, e i bassi dal sound perfetto. Ridevamo. Spesso ridevamo soli. “Li pecuriii” di Bracardi. I personaggi di Marenco. Verzo, che sembrava davvero come certi studenti di mia madre. Il poeta Marius Marenco.Il ridacchiare continuo di Arbore e Boncompagni. La musica, proponevano musica innovativa, spesso. Lanciarono loro Rino Gaetano, Pino Daniele, Cocciante, e tanti altri. Noi ragazzini apparecchiavamo. Zia dava una mano a nonna. I nonni pranzavano prima, verso le 12.15, per conto loro. In modo frugale, in cucina.Noi ci siedevamo verso l’una, nel chiosco. Il caldo a Velletri è meno afoso che a Roma. Il canto dei grilli e delle cicale. E quelle risate, allegre, sonore, intelligenti, stimolate dai personaggi fantastici inventati da Marenco e Bracardi. L’odore del sugo, quello del pane casareccio velletrano, l’odore della siepe, il canto di grilli e cicale, le risate che non riuscivamo a controllare.Ascoltavamo, e ridevamo, senza fermarci. Io imitavo Max Vinella, il reporter inventato da Giorgio Bracardi. Ridevamo tanto. Quelle estati, senza Alto Gradimento, senza le gag dell’architetto Marenco, senza le urla folli di Bracardi, non avrebbero, nella mia mente, il sapore che hanno.In questo momento, sinceramente, sono travolto dalla tristezza. Spero passi, tra poco. Chi ha voglia, se lo ascolti questo audio della lezione di anatomia del prof Carlone. È fantastico.Vale la pena. Grazie, architetto Marenco. Sei stato importante, per me.Grazie davvero.