HAMAS CONTINUA A BOMBARDARE ISRAELE. IL FRONTE ORMAI E’ TEL AVIV

Ennesimo sparo di razzi da parte di Hamas verso centri abitati israeliani. Qualche giorno fa era toccato a Tel Aviv diventare il bersaglio dell’organizzazione terroristica palestinese. Il fatto che non ci fossero stati danni, nè umani nè materiali, ha permesso di ingoiare un rospo amaro senza l’obbligo di tirare troppo la corda. Oggi, dopo aver centrato in pieno una palazzina del Moshav Mishmeret, più a nord di Tel Aviv, invece i danni ci sono stati, eccome. Oltre all’edificio completamente distrutto sono stati feriti 7 civili, tre dei quali gravi. In vista delle elezioni politiche previste per il 9 aprile, un’escalation del genere non fa che aumentare la tensione, una situazione che può diventare imprevedibile e incontrollabile in ogni momento. Il premier israeliano Netanyahu si trova in una situazione molto critica, forse la peggiore da quando, circa 10 anni fa, è diventato Primo Ministro per la seconda volta. I recenti sondaggi hanno rivelato che non solo il suo partito non sarebbe il più votato nella prossima tornata elettorale, ma che addirittura Benny Gantz, ex capo di stato maggiore dell’esercito e fondatore del nuovo partito blu-bianco (i colori della bandiera israeliana), lo abbia superato come il politico più adatto a diventare il prossimo premier. Attaccato sia da destra che da sinistra per la sua politica attendista, Bibi non può assolutamente dimostrarsi troppo debole in simili frangenti. Per l’israeliano medio azioni come quella di stamattina sono un chiaro esempio di “casus belli” sul quale non si può transigere, pena l’indebolirsi della forza di deterrenza del paese. In questo momento l’aviazione israeliana sta effettuando dei bombardamenti lungo tutto il territorio della striscia di Gaza. Ma tutti sanno che si tratta di un atto dovuto dove i danni saranno volutamente limitati. E’ una situazione che non potrà prolungarsi per troppo tempo. Tutti i problemi che covavano sotto le braci stanno riaccendendosi lentamente ma inesorabilmente e l’inizio di una nuova azione militare è solo una questione di “quando”. Come atto dimostrativo Israele ha richiamato qualche migliaio di riservisti, con l’unica intenzione di mostrare i muscoli. Chi sta dettando in questo momento le regole del gioco è Hammas che ha deciso di sfruttare al massimo il periodo elettorale per ribadire la propria agenda politica. Ma il gioco di Hanya e compagni si sta svolgendo sul filo del rasoio, bastava un numero anche limitato di morti nel bombardamento di stamattina per obbligare Israele ad intraprendere un’operazione militare su vasta scala. Sicuramente uno dei motivi principali che hanno portato il movimento integralista islamico a rompere così palesemente gli schemi sono i disordini sociali che già da qualche tempo imperversano nella striscia di Gaza. La gente è stufa di pagare un prezzo troppo caro per la linea politica di Hamas che si è rivelata fallimentare in tutti i campi, primo fra tutti lo scarso appoggio alla causa palestinese dalla quasi totalità dei paesi arabi. Anche le esplicite accuse da parte egiziana di fomentare il terrorismo jihadista nella penisola del Sinai non aiutano certo a calmare il malcontento. I palestinesi di Gaza sono tutto meno che degli sprovveduti, e sanno benissimo che il loro tenore di vita è infinitamente più basso dei loro fratelli residenti in Cisgiordania, nonostante la presenza israeliana. Vista la fallimentare gestione economica e sociale della popolazione Hamas cerca una volta di più di consolidare le sue fila e indirizzare il malcontento della popolazione verso il nemico israeliano. A giocare col fuoco è molto facile scottarsi, saranno i risultati delle elezioni politiche del 9 aprile a decidere quale governo rappresenterà gli elettori israeliani. L’attuale situazione lascia presagire che le dense nubi nere che si stanno accumulando all’orizzonte si trasformeranno fra poco in un violento temporale