I GRAVI RISCHI DELL’ AUTONOMIA REGIONALE
Un chiarissimo Federico Spandonaro ha spiegato punto per punto quali potrebbero essere i rischi della prossima autonomia regionale avanzata che per il momento tre regioni (Lombardia Veneto Emilia Romagna) stanno contrattando col Governo, ma a cui arriveranno tutte le altre. Lo ha fatto all’incontro romano delle 31 professioni sanitarie, che ha molto celebrato (anche giustamente) lo sforzo di questo milione e mezzo di addetti per far andare avanti la baracca, ma stemperando in una serie di auspici e disponibilità a collaborare il senso dell’incontro stesso. Ci sono varie sensibilità all’interno di questi Ordini, molti appartenenti alle varie professioni sanitarie sono impegnati direttamente in politica, quindi si capisce che dovendo mettere insieme su un unico palco tanti risvolti alla fine esce fuori un discorso plissettato: ma la convenienza dell’oggi potrebbe essere il rimorso di domani. Il professor Spandonaro ha messo in evidenza che fermandosi la solidarietà e l’universalismo ai Lea, che verrebbero equamente finanziati in tutte le regioni, potremo dire addio al SSN come lo conosciamo oggi: i Livelli Essenziali di Assistenza sono pochi e pochissimo finanziati, una base di prestazioni che non potrebbe garantire una decente offerta di salute in tutta Italia. Se le regioni che si sono avviate all’autonomia avanzata manterranno sul territorio le tasse extra-Lea, quelle povere o indietro potranno garantire solo il minimo indispensabile, non certo la sanità di una potenza industriale come l’Italia. I loro cittadini, finché sarà possibile, si sposteranno in numero ancora maggiore verso le prime, drenando altre risorse, e visto che nelle regioni “avanzate” cresceranno gli stipendi di medici ed infermieri, le altre si svuoteranno anche di professionisti. Questo lo scenario, se non saranno posti paletti reali ed invalicabili a difesa del SSN come lo conosciamo oggi. Piaccia o non piaccia, diventerebbe un’altra cosa. Quello paventato dalla giovane donna malata apparsa nei manifesti dell’Ordine dei Medici di Bari, ma di cui non c’era traccia nell’evento romano.
