PIACE LA GIOVANE ITALIA DI MANCINI, MA DEVE ANCORA DIVENTARE UNA SQUADRA
DI DANIELE GARBODunque abbiamo spezzato le reni a Finlandia e Liechtenstein, due note potenze del calcio europeo. Cosa sarebbe accaduto se avessimo battuto Francia e Germania: le piazze delle nostre città sarebbero state forse invase da milioni di tifosi col tricolore ?Al di là della facile ironia, credo sia giusto fare alcune considerazioni a bocce ferme, come si suol dire, dopo le prime due partite di qualificazione a Euro 2020, anche per contrastare qualche trionfalismo fuori luogo.La prima domanda è: da cosa nasce tanto entusiasmo attorno all’Italia di Mancini ? Probabilmente dal desiderio di rivedere una nazionale competitiva, dopo l’umiliazione del mancato approdo ai Mondiali di Russia. E anche da una certa freschezza espressa dalla nuova Italia.Ma una critica obiettiva ed equilibrata ha il diritto e il dovere di analizzare le cose con attenzione, al di là dell’entusiasmo popolare.E allora cominciamo col dire che il progetto di Roberto Mancini si sta sviluppando secondo una traccia interessante e condivisibile: dare spazio a una generazione di giovani di talento che, quasi inaspettatamente, il CT si è trovato tra le mani. Gente come Donnarumma, Meret, Romagnoli, Spinazzola, Bernardeschi, Barella, Zaniolo, Pellegrini, Sensi, Chiesa, Kean costituirà l’ossatura della nazionale azzurra dei prossimi anni.Ma bisogna dar loro tempo di crescere e anche di sbagliare, senza caricarli di responsabilità e di critiche ingenerose. Per il momento questa giovane Italia è un bel progetto, ma non è ancora una squadra. E Mancini, essendo una persona intelligente, è il primo a sapere che il cammino è ancora lungo e pieno di ostacoli.Una nazionale competitiva, in grado cioè di giocare alla pari con le grandi d’Europa, non si crea con un colpo di bacchetta magica, ma ha bisogno di tempo e pazienza.Per il momento questi ragazzi hanno fatto soltanto il minimo sindacale, superando Finlandia e Liechtenstein. Probabilmente, e ci mancherebbe con un girone così, si qualificheranno per la fase finale degli Europei del 2020. Ma da lì in poi il livello aumenterà e soltanto allora capiremo quale sia il valore reale della nostra nazionale.Serviranno equilibrio, pazienza, e lavoro, tanto lavoro. I ragazzi non dovranno montarsi la testa, ma neppure deprimersi alla prima sconfitta. Dovranno cioè dimostrare personalità. Le società e i tecnici dei rispettivi club dovranno aiutarli a crescere senza coccolarli troppo, ma stimolandoli a dare sempre il meglio.Anche la stampa avrà un ruolo importante, se saprà esprimere critiche non preconcette ma costruttive. Sottolineando ad esempio che in difesa abbiamo dei problemi e, se la Finlandia ci ha risparmiato, la musica cambierà quando affronteremo avversari più forti ed esperti. Chiellini non si discute, ma qualche perplessità suscita Bonucci, non tanto in fase di impostazione, quanto al momento di marcare gli avversari.Il centrocampo è il reparto più ricco di qualità, mentre qualche problema in più c’è in attacco. Immobile continua a sembrare un pesce fuor d’acqua: nella Lazio è abituato a essere l’unica punta vera, forse non è adatto ad agire avendo accanto due punte esterne e la mancanza di gol rischia di diventare un’ossessione.Kean ha esordito con grande personalità, ma ha 19 anni e deve crescere.Quagliarella è l’uomo in grado di cambiare la partita, però l’anno prossimo avrà 37 anni anni e non può ovviamente essere al centro del progetto. Manca un centravanti di peso ed ecco riaffacciarsi il nome di Mario Balotelli, che sta disputando un’ottima stagione a Marsiglia. Mancini lo conosce meglio di chiunque altro, ma vuole garanzie di comportamento per riconsegnargli la maglia di titolare. Però un duo Balotelli-Kean potrebbe fare faville.E’ anche giusto ricordare che fra qualche settimana le nostre nazionali under 17, 19 e 21 disputeranno le fasi finali dei campionati europei, a conferma della crescita dell’intero movimento calcistico azzurro.Insomma, calma e gesso. Non abbiamo risolto tutti i problemi del nostro calcio, anche se siamo sulla buona strada. Mancini ha tutto per costruire un’Italia bella e vincente. Diamogli tempo, ma non troppo, perché l’esame europeo ci attende tra appena 14 mesi e sarebbe un peccato presentarci impreparati.
