SE CACCIARI E D’ALEMA TORNANO A PROPORRE UN DIALOGO COL M5S
Dueintelligenzelucide e luciferine, come quelle diMassimo D’AlemaeMassimo Cacciari, sono arrivate a sostenere la stessa cosa: che ilPddeve riaprire uncanale di dialogocon i5 stellefacendo leva su quelle domande digiustizia socialee dicritica al liberismoche hanno portato tantagente di sinistraverso il voto alpartito grillino. Entrambi, ma D’Alema da più tempo, sono convinti che sia urgente separare ilMovimento 5 stelledaMatteo Salvinionde evitare che la fusione dipopulismoesovranismopossa produrre uno slittamento adestradel nostro Paese, non solo nelvertice nazionalema anche nelle profondità deimalumori della società. Tutti e due, essendo dotati diinfallibilità, consideranominus habensquelli che sostengono che fra 5 stelle e Lega si siano ristretti glispazi di differenzae che i loro popoli sono assai più contigui di prima. Ci inchiniamo ma proviamo a ragionare sui loro ragionamenti. Due cose mi sembrano chiare dopo ilvoto della Sardegna(grazieMassimo Zedda!). La prima è che il Movimento 5 stelle era unabolla elettoralecresciuta su un malessere profondo fatto di domande sociali e di delusioni politiche. Il voto sardo e quelloabruzzesenon sono probabilmente specchio di un eventualevoto nazionaleoeuropeo, ma non c’è dubbio che il palloncino si stia sgonfiando. Se fossi un “egomostro” anche io come i due personaggi che ho citato, potrei dire: ve l’avevo detto. Prendete ora nota che io penso da tempo e scrivo che ancheSalvini non è l’approdo finaledi questa stagione di nuovarivoluzione politica. L’indossatore di felpe è un venditore diidee usateche oggi appaiono vincenti e che attraggono molti cittadini, ma anche per lui arriverà il tempo del governo, quello dei “sì” e dei “no” e lì si schianterà perché non saprà farlo malgrado abbia unmovimento di popolopiù aggregato e malgrado risponda a una area del Paese, la destra diffusa, che ha vissuto come frustrazione e usurpazione gli anni di governo di uncentrosinistrache era aPalazzo Chigisenza ilvoto popolare. Il dialogo con i 5 stelle, al punto in cui sono giunte le cose, può essere messo a tema, come si dice. Ma qual è il cuore di questo dialogo? Certo l’idea di democrazia, certo quelle idee orrende sullascienzae sullacultura, certo la preponderanza nei 5 stelle di idioti perfetti che danneggerebbero anche un partito unto dal signore. Ma c’è un tema cruciale che divide una sinistra decente e i 5 stelle ed è l’idea che l’Italia abbia bisogno diriforme economicheche correggano lediseguaglianzema sappiano rilanciare alla grande losviluppocon straordinario piano diopere pubbliche(Tavin testa) e con scelte che aiutino le imprese che vogliono investire e che che vogliono stare suimercati internazionali. C’è uno, mi basterebbe uno solo, dentro i 5 stelle in grado di affrontare questa discussione? Se c’è hanno ragione D’Alema e Cacciari, se non c’è D’Alema e Cacciari aiutino i 5 stelle a diventare una roba di questi tempi e non illuddismodell’età del robot. La seconda cosa che a me pare importante è che tutti questi ragionamenti non si possono fare se continua questaspocchiaverso i tentativi di unire in unfronte largotutto il centrosinistra possibile tranne i cari amici dellasinistra identitariache ci faranno un fischio quando l’avranno trovata. VoteròNicola Zingarettima non sarò un suo fan. Credo che lui sia un anti-leader e che sappia tenere assieme cose diverse, tutto ciò può dargli la pazienza e la buona lena per aggregare quello che oggi appare diviso per sempre. Non temo lascissione renziana. Mi dispiacerebbe se andassero via, ma prenderebbero meno voti (lo dico con rispetto) diPotere al Popolo. A sinistra non c’è altra strada che non sia quella contraria al partito avocazione maggioritaria, cioè il partito a vocazione minoritaria che come una formichina metta insieme realtà, passioni, lasciando tutti sempre insoddisfatti ma facendoci fare unpasso in avantirispetto a quel maledetto giorno in cui siamo precipitati al 18%. Un tempo una rivista satirica fece l’elenco dellecorrenti del Pci, sì del Pci, e ne inventò una chiamata «Basta con le chiacchiere» a capo della quale collocò un uomo intelligentissimo comeGerardo Chiaromonte. Era uno scherzo, uno sfottò, ma mi piacerebbe se oggi un Chiaromonte dei nostri tempi fondasse questa corrente.
