SILVIA ROMANO, CENTOVENTI GIORNI INTERMINABILI

SILVIA ROMANO, CENTOVENTI GIORNI INTERMINABILI

Centoventi giorni interminabili, in cui si sono alternate speranze, delusioni, silenzi.Di Silvia Romano, rapita il 20 novembre 2018 a Chakama a 80 chilometri da Malindi, in Kenya, però, non si sa più nulla. E ciò che sconcerta e che nessuno dice più nulla. Le autorità del Kenya tacciono. E la verità è che rifiutano i nostri investigatori. Non servono a tranquilizzarci le frasi di routine di Enzo Moavero Milanesi, che da Bruxelles ha detto che “continua la nostra attenzione alle indagini che si stanno svolgendo in Kenya e continuiamo ad assicurare che si arrivi a un risultato. La Polizia del Kenya ha parlato l’ultima volta il 21 gennaio, certa che Silvia è viva e che è ancora nascosta nella boscaglia del Tana River. Sempre in gennaio il procuratore di Nairobi, Noordin Haji, aveva manifestato a una delegazione italiana l’intenzione di “procedere in maniera più decisa” nelle indagini e nelle ricerche. Non è dato sapere se ciò sia accaduto. Da allora solo silenzio. E in Italia? Pippo Civati, con Possibile, ha chiesto ai Comuni italiani di approvare una mozione che faccia pressione sulle autorità politiche italiane affinché “il Governo riferisca quanto prima circa la situazione di Silvia Romano”. Ci sono poi i cittadini semplici che lo chiedono, le organizzazioni non governative, la società civile che chiede a gran voce #SilviaLibera.Iniziative che si dovrebbero moltiplicare, pur nel rispetto della famiglia della giovane cooperante. Dopo quattro lunghi mesi, tuttavia, occorre che qualcuno dica come stanno, davvero, le cose. Soprattutto perché in Kenya, sulla stampa di Nairobi, si sono diffuse notizie che infangano il lavoro di Silvia. C’è in moto una macchina del fango per delegittimare la cooperante italiana. Di certo c’è che gli abitanti dell’area, il Tana River, dove si ritiene si trovi Silvia non stanno collaborando con la polizia keniana, per lo meno le informazioni che forniscono non sono né attendibili né utili. La stampa, invece, sembra dare credito a chiunque abbia qualcosa da dire, verificabile o meno che sia. I media di Nairobi, da quelli scandalistici, ma anche quelli più autorevoli, hanno diffuso notizie inquietanti. Viene il sospetto che queste ricostruzioni siano fatte ad arte per nascondere l’incapacità degli inquirenti keniani. I rumors di Nairobi, sempre più chiassosi, raccontano di inquirenti che non sanno bene cosa fare e dove cercare. I rumors quando diventano insistenti e ripetuti spesso si avvicinano alla realtà. E le notizie “fantasiose” diffuse ad arte non fanno altro che avvalorare i rumors. Le autorità italiane, inoltre, hanno chiesto ai connazionali presenti in Kenya di “tenere un profilo molto basso, come scrive Bruna Sironi su Nigrizia.it nel chiedere informazioni e nel rilasciare eventuali dichiarazioni, per non intralciare le indagini. Ma ora le domande non possono più essere rimandate e qualcosa di ufficiale deve essere detto, se non altro per sottrarre Silvia alle voci incontrollate che da qualche tempo girano sui mezzi di informazione locali e hanno ormai raggiunto anche il nostro paese A questo punto le autorità italiane dovrebbero dirci cosa sta succedendo in Kenya, cosa stanno facendo di concreto per riportare a casa Silvia Romano. Se è in corso una trattativa. Con chi stanno trattando. Domande che abbiamo fatto più volte, ma sono sempre rimaste senza risposta. Lo devono alla cooperante italiana, alla sua famiglia e a tutti coloro che la vogliono rivedere a casa e sono preoccupati.