ZINGARETTI ELETTO SEGRETARIO PD. TORNA IN AUGE IL VELTRONIANO MAANCHISMO

ZINGARETTI ELETTO SEGRETARIO PD. TORNA IN AUGE IL VELTRONIANO MAANCHISMO

Cerca di tenere assieme due prospettive opposte: da una parte “casa sua”, la nostalgia dei caminetti dei DS, con recupero dei Bersani, Speranza, D’Alema, la rivalutazione della classe politica vecchia; “ma anche” il renzismo. Zingaretti sa bene che Renzi non vale il 30% dei voti; ma che molti che avrebbero votato il rignanese in persona, specie della vecchia guardia, lo hanno votato. La prospettiva “maanchista” Zingarettiana è una LeU grassa + i renziani. Il punto è sulle scelte: i renziani se Zingaretti asfalta il Jobs Act saltano, il popolo dei DS se Zingaretti non asfalta il Jobs Act non vota o vota poco. I renziani vogliono dialogare con Berlusconi e tutto sommato non disdegnano la Lega, vogliono asfaltare il reddito di cittadinanza; il popolo dei DS ha un comune sentire con molte battaglie del M5S e vorrebbe solo rinominare il reddito di cittadinanza come Rei. Il “ma anche” zingarettiano può funzionare solo non facendo nulla sulle battaglie sociali divisive e facendo grandi lotte sui diritti civili individuali… un partito radicale grasso, senza alcun consenso aggiuntivo. Se invece si sbilancia da una parte, e la sua parte è quella dei DS, in renziani vanno alla scissione. Non è un caso che il libro di Renzi si intitoli “un’altra strada”. E questo porta a una LeU grassa con Zingaretti e a un partito aradical conservatore con Renzi.