CONGRESSO DI VERONA. TUTTO L’ARMAMENTARIO DELL’ ESTREMISMO DI DESTRA
Tutte le volte che si sente qualcosa del Congresso di Verona si rimane interdetti. Tutto l’armamentario dell’estremismo di destra si materializza: “famiglia tradizionale” contro gli attacchi gender, “aborto uguale a omicidio”, “pulsioni gay da riparare”, eccetera. Se si prova a vincere lo smarrimento, superando gli sterili slogan modello “modernità, contro il medioevo”, si capisce subito l’ambivalenza del rapporto fra società civile e mondo di “Verona”. Il dato di partenza è certo. Se in Italia si rifacessero domani i referendum su aborto e divorzio, la stragrande maggioranza degli italiani confermerebbe appieno le presenti leggi e i presenti diritti. Anche molti di quelli che sono a Verona non sono così “regolari” e “tradizionali” nelle loro famiglie e sappiamo bene come voterebbero. Il Congresso di Verona non ha nessun particolare spessore su proposte politiche concrete, ma vanta un sostegno sociale non trascurabile. Arriviamo da decenni di destrutturazione di ogni identità e protezione sociale: via lo stato grazie a liberalizzazioni e privatizzazioni selvagge, via lo stato sociale grazie all’austerità, via la protezione del lavoro grazie alla flex-precariety, via il radicamento comunitaria, causa mobilità lavoristica… fra tante macerie sono rimasti solo individuo e mercato, il paradiso del neo liberismo, l’inferno per gli altri. Verona prova a saldare le genuine esigenze di identità e protezione sociale della popolazione con gli interessi neo liberali, dell’establishment in difficoltà per la crisi economica, con i due modi classici della destra:– rilancio della famiglia tradizionale come luogo di identità e protezione sociale. Luogo “privato” e molto economico che non infastidisce le classi abbienti e, anzi, frantuma il fronte della protesta;– sposta la rabbia del povero e della classe media impoverita, che razionalmente andrebbe sul ricco, sul più povero, sull’immigrato di religione diversa che toglie lavoro, e sul diverso che impaurisce perché mina l’identità. Contestare il Congresso di Verona solo con la rivendicazione dei diritti civili non porta a nulla. I “radical chic” che difendono diritti individuali e l’europa neo liberale, sono i loro avversari preferiti, quelli che gli portano sostegno sociale. La risposta a Verona deve nascere invece sul terreno sociale e politico. Deve opporre al privato sociale le istituzioni, alla carità il reddito di cittadinanza, alle ONG lo stato, al volontariato lo stato sociale, al Jobs act il decreto dignità, alla povertà il reddito di cittadinanza. Solo così si difendono davvero le conquiste di civiltà: fornendo spessore sociale ai diritti individuali.
