DIMISSIONI DI MAIO, MA DA COSA?
Un aspetto dovrebbe essere chiaro a tutti, anche a chi come me non ha risparmiato critiche pesantissime e prese in giro quasi quotidiane a Di Maio:Le sue dimissioni da “capo politico” del M5S sono un’eventualità che dovrebbe riguardare soltanto chi quel partito ha votato.Che esse arrivino o meno per tutti gli altri è solo un elemento in più di valutazione proprio come lo furono, vale ricordarlo, quelle del conclamato innocente Ignazio Marino indecentemente licenziato nello studio di un notaio. Quelle che invece riguardano tutti gli italiani sono le sue tre cariche istituzionali di Vicepresidente del Consiglio, di Ministro del Lavoro e di Ministro dello Sviluppo Economico.Un carico di responsabilità enorme anche per politici specialisti e navigati, figuriamoci per un pivello senza arte nè parte, e decisamente cruciali per un paese afflitto dalla disoccupazione, dal lavoro nero, dalle morti bianche, dalla precarietà, dalla stagnazione pubblica e privata, dagli esodi di aziende ed imprenditori e dalla autentica pirateria aziendale di cui il fallimento di Mercatone Uno è soltanto l’ultimo esempio. Passi pure la prima delle tre cariche che ben si coniuga con il ruolo di capo politico e che in fondo non richiede particolari qualità se non quella parlantina e faccia tosta che Di Maio ha da vendere.Ciò che non può e non deve passare inosservato è l’immobilità fallimentare dei due ministeri a lui affidati, completamente privi di un indirizzo politico e portati avanti da funzionari abbandonati a se stessi e, ancor peggio, lasciati liberi di coccolare le proprie personali clientele.Irresponsabile da parte di Di Maio assumersi incarichi tanto importanti senza avere uno straccio di preparazione con il solo scopo di sventolare le sue striminzite bandierine politiche pomposamente battezzate Reddito di Cittadinanza e Decreto Dignità. E’ da quei ministeri che dovrebbe essere dimissionato“manu militari”, non da una fronda interna o dalla piattaforma Rousseau ma da tutti quelli che continuano a languire a causa della sua inaccettabile tracotanza.
