FLAT TAX E CRESCITA ALLA BASE DEL DEF
E’ il giorno del Def per il governo gialloverde, alla sua prima vera prova del nove. Dopo aver trovato ieri la quadra per il rimborso ai truffati dalle banche,è sul Documento di Economia e Finanza, all’OdG nel Consiglio dei Ministri, che sono puntati gli occhi di Ue, imprese, banche e associazioni varie.Documento, verrebbe da dire col quale ‘si parrà la nobilitate’ dell’esecutivo, ovvero lo stato di tenuta effettiva dopo i vari scossoni rientrati sempre sul filo di lana. Anche stavolta, come ad ogni vigilia che si rispetti,non manca l’oggetto del contendere, la flat tax,cavallo di battaglia dei leghisti ma boccone amaro per i pentastellati anche se compreso nel menù del famigerato contratto. Né sono mancate le condizioni che a distanza hanno dettato i due vicepremier: sì senza se e senza ma alla tassa piatta nel Def, per Salvini, sì ma a condizione che sia rivolta al ceto medio e non ai ricchi, per Di Maio. A mediare tra i due come sempre Conte, e ancor più Tria,che essendo il maggior responsabile della tenuta dei conti, esorta la maggioranza di governo ad ‘essereresponsabile e a pensare alla crescita’. E’ proprio la crescita il nodo da sciogliere, poiché è su quella che ruota tutto il resto. Ed è sempre sul fattore crescita che l’Italia continua ad essere attenzionata dalla Commissione europea nonostante il DL Crescita e Lo Sblocca-cantieri sui quali punta il governo per invertire la rotta. Così come punta all’operazione didismissione straordinariache, stando ai conti, dovrebbe garantire un introito nelle casse dello Stato di 18 miliardi di euro.Risorse necessarie per garantire le coperture delle misure più volte annunciate per i prossimi anni.La sola tassa piatta, secondo alcune stime, potrebbe costare tra i 12 e i 15 miliardi. Con il DEF(Documento di Economia e Finanza), è bene ricordarlo,si programmano l’economia e la finanza pubblicache andranno ad interessare direttamente i cittadini, anticipando, di fatto, anche le norme e i decreti che verranno approvati nei mesi successivi.Il DEF si occupa della programmazione almeno triennale: definisce gli obiettivi della finanza pubblica, aggiorna le previsioni ed espone gli interventi necessari per raggiungere gli obbiettivi. Ecco spiegato il perché di tanta attenzione e preoccupazione. Quali e novità contenute nel Documento? –Graduale estensione della flat tax a due aliquote, 15 e 20%, per i redditi fino a 50.000 euro ed una graduale progressività per chi supera il tetto. Non si tratta pertanto della vera flat tax (unica per tutti i redditi) ma di una mini-tassa, un primo passo verso la riforma fiscale.Se per le opposizioni è pura campagna elettorale, per la Lega e soprattutto per Salvini è pur sempre un risultato da portare a casa anche se non pieno come promesso. Risultato che s’intasca anche Di Maio che di questo provvedimento si autonomina ‘garante per il ceto medio’.Per la copertura si rimanda ad un maggior gettito fiscale, ad una vigorosa sforbiciata data dalla revisione di spesa pubblica e probabilmente ad una diversa destinazione d’uso dei famosi 80 euro renziani, dalla cui cancellazione si avrebbero circa 10 miliardi di euro a disposizione. –Sterilizzazione dell’Iva: scongiurarla, come più volte promesso è un altro nodo, al pari della crescita, da sciogliere e al più presto. Il cui costo si aggira intorno ai 23 miliardi. Risorse che vanno trovate pena l’aumento, inevitabile, dal prossimo gennaio dell’attuale aliquota del 22% al 25,2%. Con tutte le conseguenze possibili e immaginali sulla già più che traballante economia italiana.
