IL CASO SIRI METTE A RISCHIO L’ESISTENZA DEL GOVERNO
Tanto tuonò che piovve, verrebbe da dire.Quel ‘matrimonio anomalo’,come più volte è stata definita l’alleanza pentaleghista,sta attraversando la sua crisi più nera.Quella che porta dritta al divorzio perché ormai quella casa sembra troppo piccola per due e forse è meglio guardarsi attorno. E’ questa la sensazione che ha Luigi Di Maio del recalcitrante alleato che minaccia di far cadere il governo.Infastidito e non poco dalle richieste di dimissioni del sottosegretario Siri, indagato per corruzione. Dovrebbe dimettersi per una‘questione morale’,precisa il ministro del Lavoro, in attesa che la situazione si chiarisca e l’immagine del governo del cambiamento non perda di credibilità. A far infuriare Salvini sarebbe il ritiro delle deleghe messo in atto da Toninelliche ha sposato la linea intransigente del capo politico pentastellato. Linea condivisa in toto da tutto il MoVimento. “Trovo gravissimo che la Lega con così tanta superficialità ogni volta che gli gira minacci di far cadere il governo. Ma poi per cosa? Per non mettere in panchina un loro sottosegretario indagato per corruzione (che potrà poi rientrare nel governo laddove, mi auguro, si risolvesse positivamente la questione) sono pronti a far saltare tutto e a tornare con Berlusconi? Questo è il valore che danno all’Italia?“,si sfoga Di Maio sul suo profilo FB. Il ritiro delle deleghe a Siri,aggiunge il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, non è certo una ripicca maun atto dovutodal momento che ‘c’è un’inchiesta in odore di mafia e bisogna salvaguardare le istituzioni’. Non la solita scaramuccia, dunque, ma vera crisi.E non è detto che possa risolversi con la tregua pasquale. Le elezioni europee sono alle porte e troppe volte questo evento è stato dato come termine ultimo della liaison gialloverde.A sconcertare Di Maio sono i contatti in corso tra Salvini e Berlusconiper fare, si vocifera, un nuovo esecutivo.Dov’è il senso di responsabilità verso i cittadini?si domanda, conoscendo probabilmente già la risposta. Il ritorno a casa, dai suoi alleati ‘naturali’coi quali amministra comuni e regioni,potrebbe essere imminente.Con grande giubilo delle opposizioni che un giorno sì e l’altro pure si aspettano che l’odiato governo imploda quanto prima. Incurante del fatto che, se si tornasse al voto, si ritroverebbero il centrodestra al governo con un Salvini ancora più forte ed un Berlusconi nuovamente in campo. A dire la sua sul caso Siri anche il presidente dell’Autorità nazione Anticorruzione, Raffaele Cantone:“Per me uno che patteggia una bancarotta è colpevole di una bancarotta. Poi io ho le mie valutazioni ritenendo che la bancarotta sia un reato grave,evidentemente il ministro Salvini la pensa diversamente”. In questo tira e molla tra i due,come sempre a mediare il premier Conte.Che stavolta, visti i presupposti, dovrà impegnarsi molto più del solito nell’ardua impresa
