PAPA FRANCESCO, LA FORZA DELLA PASQUA E LE PAROLE PER LO SRI LANKA
Nel giorno della Pasqua di Resurrezione erano in settantamila ad ascoltare le parole di Papa Francesco, ad aspettare la benedizione Urbi et Orbi che avrebbe impartito di li a poco.Molti di loro avrebbero saputo dalle sua voce le notizie tremende che arrivavano dal lontano Oriente:“Ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka. Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento”. Francesco, in questa Pasqua del 2019, ha rivolto il pensiero alle “tante sofferenze” del nostro tempo, il Signore della vita “non ci trovi freddi e indifferenti”: faccia di noi dei costruttori “di ponti, non di muri”. È stato questo l’auspicio di Pasqua di Papa Francesco impartendo la benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica vaticana, davanti a 70 mila fedeli riuniti in Piazza San Pietro.Una forza devastante, quella della Pasqua che ci pone di fronte al Mistero della Fede ma che allo stesso tempo offre il cammino verso una nuova umanità Nel giorno della Risurrezione di Cristo, “giovinezza perenne della Chiesa e dell’intera umanità”, Francesco ha rivolto ai fedeli le sue parole iniziali della recente Esortazione apostolica Christus vivit, dedicandole a “ciascun giovane e a ciascun cristiano”, “ad ogni persona e al mondo”: “Cristo vive (…) Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare”. Il Pontefice ci ha ricordato che occorre guardare al mondo di oggi e vedere quanti sono “nella prova, nel dolore e nel lutto”.Ha voluto precisare che Cristo non ci abbandona mai e lui prega affinché sia “speranza per l’amato popolo siriano”, vittima di un “perdurante” conflitto che rischia di trovarci “sempre più rassegnati e perfino indifferenti”.“È invece il momento di rinnovare l’impegno per una soluzione politica che risponda alle giuste aspirazioni di libertà, pace e giustizia, affronti la crisi umanitaria e favorisca il rientro sicuro degli sfollati, nonché di quanti si sono rifugiati nei Paesi limitrofi, specialmente in Libano e in Giordania” ha ricordato con lo sguardo rivolto ai luoghi del mondo che sono devastati dalle guerre.Uno sguardo al Medio Oriente, “lacerato” da continue divisioni e tensioni. I cristiani della regione – ha auspicato Francesco – non manchino di testimoniare con “paziente perseveranza” il Signore risorto e la “vittoria della vita sulla morte” ed ancora :”Un particolare pensiero rivolgo alla popolazione dello Yemen, specialmente ai bambini, stremati dalla fame e dalla guerra. La luce pasquale illumini tutti i governanti e i popoli del Medio Oriente, a cominciare da Israeliani e Palestinesi, e li sproni ad alleviare tante sofferenze e a perseguire un futuro di pace e di stabilità”.Guardando al nostro Mediterraneo, Francesco, ha chiesto che le armi cessino di “insanguinare” la Libia, dice poi Francesco osservando come persone inermi abbiano “ripreso a morire” in queste ultime settimane e molte famiglie siano “costrette” a lasciare le proprie case: “Esorto le parti interessate a scegliere il dialogo piuttosto che la sopraffazione, evitando che si riaprano le ferite di un decennio di conflitti ed instabilità politica”. Dalla Libia il pensiero del Papa è corso verso il resto dell’Africa: Cristo vivente, prosegue Francesco, doni la sua pace a tutto l’amato continente, “ancora disseminato di tensioni sociali, conflitti e talvolta da violenti estremismi che lasciano insicurezza, distruzione e morte”: il caso di Burkina Faso, Mali, Niger, Nigeria e Camerun.Un pensiero partecipe alle vicende del Sudan: “ Che sta attraversando un momento di incertezza politica e dove auspico che tutte le istanze possano trovare voce e ciascuno adoperarsi per consentire al Paese di trovare la libertà, lo sviluppo e il benessere a cui da lungo tempo aspira”.Ed in questi luoghi le preghiere del Papa sono anche per gli sforzi compiuti dalle autorità civili e religiose del Sud Sudan, sostenute dai “frutti del ritiro spirituale”, degli incontri ai massimi livelli tenuti in Vaticano.Incontri e dialoghi che hanno aperto nuova pagina della storia del Paese, nella quale tutte le componenti politiche, sociali e religiose del Sud Sudan hanno deciso di impegnarsi per il bene comune e la riconciliazione della Nazione. Non manca, quindi, un auspicio di “conforto” pasquale per la popolazione delle regioni orientali dell’Ucraina, che – ha ricordato Francesco – “continua a soffrire per il conflitto ancora in corso”.Indirizzato verso il continente americano il Papa ha pregato affinché la gioia della Risurrezione riempia i cuori di chi “subisce le conseguenze di difficili situazioni politiche ed economiche”. Il ricordo verso il “popolo venezuelano”, dove tanta gente – ha sottolineato è – “privata delle condizioni minime per condurre una vita degna e sicura, a causa di una crisi che perdura e si approfondisce”.Il Papa ha così invocato il Signore della pace di fronte al “fragore” delle armi, “tanto nei contesti di guerra che nelle nostre città”: “Ispiri i leader delle Nazioni affinché si adoperino per porre fine alla corsa agli armamenti e alla preoccupante diffusione delle armi, specie nei Paesi economicamente più avanzati”Francesco ha poi voluto pregare affinché i nostri cuori si aprano “alle necessità dei bisognosi, degli indifesi, dei poveri, dei disoccupati, degli emarginati, di chi bussa alla nostra porta – spiega, sottolineandolo pure nei successivi auguri di Pasqua – in cerca di pane, di un rifugio e del riconoscimento della sua dignità”. E la benedizione è arrivata preceduta da un saluto che ha coinvolto tutti: “Illuminati dalla luce della Pasqua, portiamo il profumo di Cristo Risorto nella solitudine, nella miseria, nel dolore di tanti nostri fratelli, ribaltando la pietra dell’indifferenza”.
