RESTA SOLO IL MEDITERRANEO

Mentre la guerra fra i “generali” libici spazza via le ultime ipocrisie costruite dall’Europa, dall’Italia che li aveva investiti del ruolo di statisti, emergono finalmente le verità nascoste sul traffico di esseri umani e delle distrazioni che avevano portato ad essere complici degli aguzzini del nostro tempo. Con il passare dei mesi delle settimane emergono sempre piùevidenti le collusioni, al limite della completa identificazione, della Guardia Costiera libica con il mondo dei trafficanti di esseri umani. In una complicità con il male che fa identificare questi mercenari come i custodi dei confini sud del nostro Paese. Quali altri definizioni potrebbero esserci per coloro che torturano i migranti nei campi di prigionia, nei lager. Per coloro che se i migranti, o meglio le loro famiglie, pagano di nuovo un riscatto, li fanno partire e li lasciano in mare vicino a qualche nave di passaggio. E poi cambiando divisa, li vanno a riprendere con le navi della Guardia Costiera fornite e finanziate dal nostro Paese. E, da li quando va bene, riportano nei lager, dove possono sfogare di nuovo rabbie e voglie su degli esseri inermi, del tutto indifesi. Ci si accorge di tutto ciò, sempre dopo, sempre in ritardo. Ci si rende conto di tutto ciò quando l’ennesima guerra tribale impone al nostro Paese, al mondo interno, di dover ridare le carte. Ci si accorge di aver affidato mezzi, competenze e fondi ingenti al peggio del peggio, per fare un lavoro sporco. Ci si accorge magari di fatti completamente passati sotto silenzio, diffusi e difesi da poche voci che comunque lasciano aperto un sottile filo di speranza. Come ad esempio nell’inchiesta dell’Espresso pubblicata a febbraio che rivelava di come i boss del traffico di esseri umani e i comandanti della Guardia costiera che dovrebbero stroncarlo sono spesso le stesse persone. Tristi figuri addestrati , finanziati e forniti di imbarcazioni da Italia e Unione Europea. Il doppio gioco di alcuni responsabili della Guardia costiera libica è confermato da oltre duemila testimonianze di migranti che sono agli atti di numerose inchieste giudiziarie, anche italiane, come quelle delle Procure di Trapani e di Catania. E una conferma ulteriore è agli atti dell’inchiesta giudiziaria relativa al sequestro da parte della Procura di Trapani della nave Juventa della Ong tedesca Jugend Rettet, battente bandiera olandese. In particolare, riferendosi a un episodio avvenuto il18 giugno 2017 si parla di «grave collusione tra singole unità della Guardia costiera libica e i trafficanti di esseri umani». L’inchiesta della Procura di Catania (il processo si è concluso nell’estate scorsa) dimostra ancora il ruolo di alcuni ufficiali della Guardia costiera che facevano contemporaneamente i soccorritori ed i trafficanti. Si tratta degli ufficiali della Guardia costiera libica Tarok All e Bdelbafid Mohammad, arrestati dai militari della nave della Marina militare Italiana “Bergamini” e poi condannati in Italia per traffico di essere umani. Un gruppo di africani ha riferito che i due ufficiali libici li avevano caricati sui loro barchini sulla spiaggia di Zuara accompagnandoli fino a qualche miglio dalla nave italiana per fuggire subito dopo. Le procure di Trapani e Catania ormai hanno nomi, cognomi e tanti episodi scandalosi. Ma senza una collaborazione giudiziaria tra Italia e Libia resta difficile, nella maggior parte dei casi, incriminare i colpevoli. Ci sta pensando la guerra fra bande ad eliminare il problema, mentre adesso la politica avrà da affannarsi a trovare nuovi complici alle scelte disumane Una guerra che a quanto sembra può sollevarci dal peso di certe responsabilità fin troppo evidenti, come quella, appunto, di esser, di essere stati, prossimi agli aguzzini. Mentre adesso resta solo il Mediterraneo a far da guardia ai confini del nostro Paese, alle nostre pa