SALVINI È IL MINISTRO DELLA GUERRA CIVILE
L’ultimapolemica che ha riguardatoMatteo Salvini e quel facinoroso del suo portavoceLuca Morisirende chiaro che per battere questa destra ultra-estremistanon bastano le Dire a questi che sono «fascisti» significa far loro raggiungere l’obiettivo a cui tendono, cioè galvanizzare una base di destra nostalgica o semplicementeantidemocratica.Il tema che l’immagine del vicepremierarmato di mitra– non è la prima volta che si fa ritrarre così fra una pizza e una birra – richiama invece il pericolo vero rappresentato dalla svolta leghista. Questa volta laLega fa sul serio e vuole provocare laguerra civile.Umberto Bossila evocò in nome delnordismo,anche lui parlò di gente pronta a tutto, e insultò inemici meridionalicon parole orribili. Salvini è di quella scuola. La vera differenza è che molti meridionali sono servili, come spesso accade, verso il potere e qui sarebbe necessario fare un lungo discorso. Stiamo all’oggi. Il ministro dell’Internovuole dare per ineluttabile la propria ascesa evocando, con il suo portavoce un po’ scemo, l’ipotesi di unoscontro armatonel caso in cui non si realizzasse o, come loro dicono, fosse impedito da forze contrarie questa presa del potere. Fra queste forze contrarie, oggi Salvini colloca anche ilM5sche aveva pensato di dominarela Bestiae ne è stato divoratoquasi per intero. Il pericolo rappresentato dallaminaccia armatache il leader leghista fa pendere sull’Italianon si contrasterà solo con bellemanifestazioni antifasciste. Si contrasterà solo dimostrando agli italiani che la guerra civile è un pericolo per tutti i combattenti e porterà dolore in ogni casa. È per questo che alle parole e alle minacce del capo delViminalenon bisogna rispondere rinculando, cercando di sminuire ilpericolo, classificandolo comefolklore. Va preso sul serio. L’antifascismo storicocommise un solo grave errore quando lasciò il campo al fascismo dilagante. Non si unì e non dimostrò di avere la forza, sì, la forza, di combattere sullo steso terreno l’avversario. Salvini e il suo popolo devono sapere che la minaccia violenta provocherebbe altraviolenzae non è detto che se i leghisti «sono pronti» l’altra parte sia disarmata. L’Italia di Salvini deve cominciare ad aver paura del suo leader, del terreno su cui vuole portare la lotta politica, deve temere la reazione popolare che dovrà essere visibile, forte e in ogni luogo. Illeghismonon è fascista perché è fatto di chiacchieroni vili. Se solo le istituzioni alzassero la voce, se il capi delleForze dell’ordineimpedissero le scorribandeneo-fasciste, se ilpresidente della Repubblica Sergio Mattarellarivelasse che sarebbe pronto a esercitare le prerogative di capo delleForze armatein caso dipericolo democratico, se le forze avverse al leghismo, oggi gli stessigrillini, dimostrassero di essere pronti a combattere su ogni terreno di lotta, Salvini avrebbe perso. È un cambio netto di visione che deve prendere il sopravvento soprattutto nellasinistra. Non più “chiacchere e distintivo” ma i “100 uomini di ferro”, e anche più, diGuido Dorsopronti a combattere i facinorosi che voglio portare il Paese nel baratro della guerra civile dopo averlo sprofondato nel baratro dellacrisi economica finale. È una sfida da lanciare anche aicinque stelle. Non ho fiducia in loro, li considero responsabili di questa fase terribile della vita nazionale, penso che i loro ideologhi abbiano disossato la democrazia con i lorogiornali giustizialistie letesi complottistichepiù idiote. Tuttavia si può scommettere sulla utilità di questo mondo nella difesa della serenità del Paese e della democrazia. La loro credibilità non si fonderà su singole autocritihe, su revisioni di modi di pensare non condivisibili, ma su un atto preciso: provocare lacrisi di governoe dichiarare che Salvini non può essere alleato. Lo voglio vedere dove se lo metterebbe, a quel punto, il mitra, il ministro dell’Interno.
