VERONA NO

Giornalisti lasciati fuori dal congresso, con una sala stampa improvvisata nei portici della Gran Guardia. Giornalisti “accompagnati” anche per andare al bagno. In mezzo, manifesti appesi con Madre Teresa di Calcutta, dove rispunta il logo del Ministero della Famiglia. Inizia così il lungo weekend del congresso di Verona. Una sfida in piena regola come mai, fa notare qualcuno, sì è consumata prima in un Paese fondatore dell’Unione Europea. Due fronti inconciliabili: da una parte l’ortodossia cattolica, i tradizionalisti, l’estrema destra e i difensori della famiglia indissolubilmente legata al modello «procreatore» uomo-donna. Dall’altra i sostenitori dei diritti civili, dall’aborto alle unioni omosessuali, il mondo Lgbt, sindacale e quello femminista, che calerà in massa a Verona per protestare contro una visione di società liquidata come «retrograda e medievale». Dopo settimane di polemiche, scontri (anche politici, con la spaccatura fra Lega e M5S), il tredicesimo Congresso Mondiale delle Famiglie promosso dalle organizzazioni «pro life» è giunto al debutto. Da stamani alle 9 fino a domenica – domani alle 16 il momento-clou, con la partecipazione del vicepremier Matteo Salvini e dei ministri per la Famiglia Lorenzo Fontana e dell’Istruzione Marco Bussetti – in Gran Guardia andrà in scena l’evento che, nato a Praga 22 anni fa, è finito sotto i riflettori proprio perché ospitato in Italia e sostenuto da parte del governo. I contro-eventi«Avremo mille partecipanti al giorno», hanno annunciato i promotori del Congresso. Ma almeno 20 mila persone, si stima, caleranno in città per il «corteo transfemminista» in programma domani alle 14.30 dalla stazione di Porta Nuova e per l’incontro pubblico «Libere di scegliere», al cinema K2, con Livia Turco, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, Monica Cirinnà, Susanna Camusso, Franca Porto, Ivana Veronese e Lucia Annibali. Nonché per il flashmob organizzato, alle 13, a Castelvecchio. Domenica di fuocoDomenica, invece, in via Santa Teresa sarà la volta dell’Assemblea Transnazionale con Marta Dillon («Ni Una Menos Argentina») e attiviste spagnole, polacche, irlandesi, croate, olandesi e francesi. Sempre domenica, alle 12.45, da piazza Bra sfilerà la Marcia per la Famiglia, che siglerà la conclusione dell’evento e alla quale parteciperà anche Forza Nuova. Rischio risseI rischi maggiori sono legati proprio alla possibilità di scontri tra frange estremiste: da tutto il Veneto, infatti, giungeranno a Verona anche militanti dell’estrema destra e sinistra. La tensione è palpabile e Verona sarà presidiata da un cordone di sicurezza eccezionale, simile a quelli pensati per i vertici dei Capi di Stato. Piazza Bra sarà «blindata»: potranno accedere solo bus, taxi e navette per gli ospiti del congresso. Proibito (con polemiche) anche il gazebo annunciato da +Europa. «Tutte le forze di polizia metteranno in campo centrali operative unificate, uomini per la gestione della viabilità e per il controllo del territorio», spiega l’assessore comunale alla Sicurezza Daniele Polato. Via pure ogni cassonetto dai percorsi assegnati a cortei e contro-cortei. Le altre proteste in VenetoIl clima polemico, comunque, non riguarda la sola Verona: stasera a Vicenza l’organizzazione Vicenza Pride e altre associazioni sfileranno in piazza Matteotti (ore 18.30) contro il Congresso. Ma è soprattutto a Padova che i fronti pro e contro l’evento mondiale si fronteggeranno: alle 19.30 Forza Nuova radunerà militanti da tutta Italia davanti al Santo e, capitanati dal leader nazionale Roberto Fiore, manifesteranno contro l’aborto insieme all’associazione ultra cattolica «Pescatori di pace». Orgoglio omosexA pochi metri di distanza, in piazza dei Signori, dalle 18 scatteranno i presidi di Pd e centro sociale Pedro. La sorveglianza è stata affidata a cento agenti. Tutti quanti, poi, domani mattina convergeranno su una Verona con i riflettori puntati addosso. Soprattutto perché a far discutere, oltreché i temi, sono i relatori del Congresso: fra loro il presidente moldavo Igor Dodon, che in passato ha espresso posizioni omofobe, e Lucy Akello, ministro ombra per lo Sviluppo Sociale in Uganda che due anni fa presentò una proposta di legge contro le coppie gay e che in origine, nel 2014, prevedeva la pena di morte o l’ergastolo per il reato di «omosessualità aggrava». «cannibalismo». 14.30 Stazione Porta NuovaRitrovo del Corteo