CGIA MESTRE. 17 GIUGNO PRIMO TAX DAY DELL’ANNO
La Cgia di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) ricorda che in data odierna ricorre il primo tax day dell’anno, data poco amata dai contribuenti italiani, un vero e proprio ‘lunedì nero’. Imprese e famiglie saranno chiamate ad assolvere agli obblighi fiscali sulle tasse in scadenza, concernenti il versamento all’Erario delle ritenute Irpef dei dipendenti per quel che concerne gli imprenditori, che dovrebbe ammontare in termini di cifre a circa 12 miliardi di euro. Le famiglie invece dovranno versare gli importi dovuti di Imu e Tasi, sugli immobili di seconde e terze case, e quelli strumentali, per un importo che si aggirerà sui 10 miliardi. Tra imprese e famiglie l’importo da versare all’Erario, in totale, sarà intorno ai 32,6 miliardi di euro. Sono cifre che contribuiscono a creare ottimismo al Governo, assediato dal pressing di Bruxelles. La Commissione europea (ma anche i leader di Governo di tutti gli Stati membri), non intendono questa volta tornare indietro sull’ultimatum lanciato all’Italia: entro una settimana il Governo dovrà riuscire a persuadere le Autorità Ue sulla possibilità di tenere i conti pubblici entro il limite dei parametri imposti dalle regole europee, oppure scatterà la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Il titolare del Mef, Giovanni Tria, cerca di convincere Bruxelles che le risorse esistono, che si stimano entrate superiori agli importi previsti, e che pertanto non ci sarà necessità di manovra correttiva. Il deficit sarà ridotto, secondo le sue dichiarazioni, e portato tra il 2,1-2,2% (dunque al di sotto del 2,4% stimato per l’anno in corso, indicato nella Legge di Bilancio, sia nel quadro programmatico che tendenziale). Le entrate a beneficio dell’Erario superano pertanto le stime, una sorta di manna in questo delicato momento per le risorse dello Stato, ma una stangata per i contribuenti. L’Italia resta comunque il Paese in Europa nel quale il pressing fiscale è più forte e penalizzante per famiglie ed imprese. Afferma a questo riguardo il Coordinatore dell’Ufficio Studi Cgia, Paolo Zabeo: “Oltre ad avere una pressione fiscale tra le più severe in Europa, in Italia è veramente difficile anche la procedura del pagamento delle tasse, per via della farraginosità e complessità del nostro sistema tributario, il quale non di rado mette in difficoltà perfino i professionisti che se ne occupano, quali commercialisti, associazioni di categoria, o Caf. Per non parlare degli imprenditori, in particolare di piccole imprese, che nell’ambito della loro attività, non possono permettersi nemmeno un ufficio amministrativo minimamente strutturato.” Oltre agli importi relativi alle ritenute Irpef sui dipendenti, che gli imprenditori entro oggi dovranno versare al fisco (12 miliardi di euro), e a quelli dovuti da imprese e famiglie per Imu/Tasi (9,9 miliardi di euro), ci sono i versamenti Iva che dovranno essere effettuati da industriali, commercianti, artigiani e lavoratori autonomi (9,8 miliardi), e infine è prevista la corresponsione di ritenute Irpef trattenute sui compensi dei lavoratori autonomi, equivalenti a 935 milioni di euro. Dichiara il Segretario Cgia, Renato Mason: “Con una tassazione inferiore e semplificata, potrebbe lavorare più agevolmente anche l’Amministrazione finanziaria, e in modo più efficace. C’è una giungla di leggi, decreti e circolari presenti nel nostro ordinamento tributario, che rende tutto più complesso. Tutto questo non si riduce ai soliti cavilli di tipo burocratico, ma ci rende poco allettanti per gli investitori esteri, che non amano circondarsi di una disciplina giuridica troppo complicata in ambito fiscale.” E sempre secondo il parere di Cgia, le inefficienze non terminano qui. Entro oggi saranno tanti gli imprenditori che troveranno difficoltà nel recupero delle risorse economiche destinate ad onorare gli impegni e le scadenze fiscali. Non basta la congiuntura già di per sé difficile, ci sono poi gli istituti di credito che erogano le risorse con il contagocce. E non è una questione finanziaria legata alla congestione derivante dalla presenza di crediti deteriorati, dato che in questa direzione ci sono stati notevoli miglioramenti. Di fatto c’è che la contrazione del credito verso le piccole imprese ( con meno di 20 addetti), sta diventando sempre più critica; la concessione di credito è in consistente calo. Si tratta di un clima di sfiducia riconducibile a fattori di rischio, dato che la congiuntura non è certo favorevole. E tutti i buoni proponimenti dell’esecutivo, le prospettive sui grandi cambiamenti, non hanno portato ancora riscontri concreti, tanto che le banche tendono a ridurre la disponibilità di credito, quando non ci sono le dovute garanzie. Anche il 2019 va avanti con queste premesse, ed è un circolo vizioso che causa danni notevoli alle piccole imprese, con impatto diretto sull’occupazione giovanile.
