DA VLADIKAVKAZ A GROZNV CON LA MOTO
Già entrare in una città piatta, in una valle, è complicato. Non c’è un picco di riferimento, non c’è una sponda a cui appoggiarti. A Vladikavkaz, capoluogo del‘Ossezia, non c’è un centro e non c’è un fiume. Sono le 20 di sera e urge fermarsi. Si cerca un hotel. Già, ma dove? Dopo avere girato per un quarto d’ora in una dimensione extrasensoriale, vedendo di tutto ma senza vedere, scorgo un’auto ferma con una cosa gialla sul tetto: un taxi! Il mondo riacquista il suo equilibrio con un ampio movimento rotatorio. Fatto punto sul taxi gli alberi tornano ad avere radici in terra e non nel cielo e le case ad avere i tetti dalla parte giusta. Mi avvicino al taxi e dico solo una parola: HOTEL. Ed è la luce. Il tassista, un omone con la faccia simpatica e con un bel naso grosso, che parla russo ma potrebbe essere di Livorno, comunicativo, conta con le dita i quattro semafori che dobbiamo superare per poi svoltare a destra e trovare l’hotel. Si parte con fiducia. Ci arriviamo ma è pieno. Ci dicono allora dove andare a trovarne un altro. È un problema, non si capisce niente. Si gira si gira, si chiede. Finché due tipi trovati a un incrocio decidono di guidarci con la loro macchina e ci portano fin qui, all’hotel da cui vi scrivo, e davanti al quale sarei potuto passare cento volte senza capire che fosse un hotel.Il rublo cambia 1 contro 0,014 euro. Cioè in questo hotel una camera doppia costa 35 euro e sono migliaia di rubli. Fuori è tutto mattoni scuri, dentro è tutto crema, ampio, pieno di scale, righiere di metallo lucido, lunghi corridoi. Molto molto sovietico. Lo lasceremo per andare verso Grozny, Cecenia. Gule gule.
