CONI EXPRESS

CONI EXPRESS

Piccole riflessioni sulla conferenza urbi et orbi di Francesco Totti nel salone del «Coni express».1) Più che un atto di accusa alla Roma americana ho colto qua e là il certificato di nascita di una nuova Roma, magari tottiana, magari malagoniana. E se non proprio un certificato, la voglia.2) Le bandiere hanno bisogno di vento e di pennoni. Il vento è il popolo, i pennoni sono i milioni d’ingaggio che le fissano allo stato dell’arte (e della parte). Il problema è quando resta solo il vento e non c’è più il pennone: perché lo cambi (non è questo il caso) o perché lo tolgono (è questo il caso).3) Ho sempre definito «troppo lungo» il ritiro di Francesco, ma Totti è una religione e io un ateo.4) Javier Zanetti è felicissimo, all’Inter, di ricoprire un ruolo vuoto, di pura rappresentanza, di firme sulle foto e non sui contratti. L’esatto contrario delle mire tottiane.5) Come dicono a Napoli, nessuno nasce imparato. Francesco avrebbe dovuto studiare da dirigente, un altro mestiere rispetto a quello del calciatore. Soprattutto se, come calciatore, si è stati furiclasse assoluti. James Pallotta gli ha offerto questa opportunità? Totti l’ha chiesta, l’ha snobbata, l’ha rifiutata?6) Se ammaini le bandiere (Totti, poi Daniele De Rossi) e vinci, il popolo sale di corsa sul carro. Ma se le ammaini e perdi, sul carro rimangono solo il padrone e i suoi famigli.7) Lavorare nell’ombra ha un senso e può offrire anche vantaggi alla comunità (di discrezione, di funzionalità), a patto di non diventare l’ombra. Franco Baldini, ecco. Un pretino che dalla raffinata sacrestia di Londra continua a impartire precetti. Non aveva torto a battersi per un ritiro meno prolisso del Pupone. Il problema è che non mette mai la faccia. E quando la mise, suggerì a Lele Oriali, al quale avrebbe poi chiesto scusa, la scorciatoia per «italianizzare» Alvaro Recoba.