“E IL NAUFRAGAR M’E’ DOLCE IN QUESTO MARE”
Chi si avvia verso la vecchiaia deve giocoforza rendersi conto di aver trascorso buona parte della propria vita su un pianeta diverso, e che l’atterraggio su questo nuovo mondo sia stato diluito in una ventina d’anni non semplifica affatto le cose. Anzi, per certi versi le peggiora perchè ci ha privato di quello choc indispensabile per attivare le difese naturali. Una specie di “mitridatizzazione”, un’assunzione di piccole quantità di veleno crescenti che invece di ucciderci ci ha reso immuni ai suoi effetti, del tutto simili ai giovani che con quel veleno hanno convissuto fin dal loro primo vagito.Giovani che ormai hanno una trentina d’anni e che stanno progressivamente sostituendoci in ogni ruolo sociale. A renderci diversi da loro rimangono i nostri ricordi nei quali rischiamo spesso di naufragare. I pranzi della domenica, le cabine telefoniche, le vacanze estive, la musica ruffiana e le frittate di maccheroni, e come in una pellicola da cineteca l’assassinio di Kennedy, lo sbarco sulla luna, i funerali di Berlinguer, l’alluvione di Firenze e i Mondiali di Spagna. State attenti, ragazzi di una volta, perchè a passare da una dolce malinconia ad una depressione mortale basta meno di attimo. E probabilmente nessuno ci farebbe caso.
