UNA VENTATA DI OTTIMISMO
Proprio come gli Incas, i Maya, i Sumeri, gli Ittiti o gli Egizi, l’Homo Italicus sta dando per scontato che la propria civiltà sia destinata a durare per sempre.Forse qualcuno dovrebbe ricordargli che centinaia di civiltà più longeve, floride ed omogenee della nostra sono scomparse anche in tempi relativamente recenti per ragioni economiche, sociali, culturali ed ambientali. Economicamente i segni del declino sono fin troppo visibili.Se mettiamo insieme le attività ancora funzionanti nell’industria, nel commercio e nell’agricoltura ci accorgiamo che esse sono in grado di sostentare al massimo la metà della popolazione attuale. L’altra metà vive di Stato, di debito e di attività da tempo condannate da un progresso con cui non abbiamo saputo confrontarci. Socialmente siamo finiti in un gorgo fatto di odio represso, di disuguaglianze insopportabili e di denatalità galoppante.Il patto sociale alla base di qualsiasi raggruppamento è andato in pezzi e quand’anche tutto il resto funzionasse come un orologio svizzero basterebbero questi tre elementi per decretare la nostra fine imminente. Culturalmente abbiamo superato almeno da un quarto di secolo lo stadio dell’allarme rosso. Un percorso a ritroso fatto di veline, di eziogreggi, di fabiovoli, di bellofichi e via dicendo. E nello stesso arco di tempo abbiamo bollato di snobismo e messo ai margini tutti quelli che provavano a tenere in forma il nostro intelletto. Meglio allenarsi con l’aquagym o il pilates. Ambientalmente, a parte gli esiti catastrofici del riscaldamento globale e dell’inquinamento che coinvolgeranno tutto il pianeta, siamo riusciti a costruire una nostra personalissima bolla distruttiva fatta di disboscamenti selvaggi, devastazione dei mari e delle coste, mancate ricostruzioni, assenza di manutenzione del suolo ed incapacità di smaltire i rifiuti. In questo scenario apocalittico ci ritroviamo con un governo che, al netto dei danni provocati da chi lo ha preceduto, sta facendo l’esatto contrario di ciò che servirebbe e al quale prevedibilmente succederanno governi persino peggiori. Mi piacerebbe poter tornare in vita tra qualche centinaio di anni anche un solo giorno per godermi lo spettacolo dei visitatori, tutti color caffelatte e con gli occhi un po’ a mandorla, di un futuribile “museo italico” mentre osservano una Vespa arrugginita con lo stesso interesse di quelli che oggi ammirano il sarcofago di Tutankhmon.
