LA MERKEL E LE ELEZIONI. LA PREVEDIBILITA’ DEI RISULTATI
Soltanto un’informazione frettolosa dell’ultima ora poteva non prevedere l’esito delle elezioni in Germania, benchè i sondaggi abbiano margini di errori anche lassù. Scontata la vittoria di Angela Merkel era prevedibile che la SPD avrebbe pagato un prezzo altro alla grande coalizione, che l’estrema sinistra sarebbe cresciuta e la destra nazionalista (erroneamente definitiva con una semplificazione “neonazista” !!) avrebbe fatto boom.ALternative für Deutschland (AFP) è la versione tedesca del duo Salvini Meloni o dell’ultima stagione della Le Pen. Nelle sue file ci sono economisti, professori, intellettuali, giovani. Certo nazionalisti, favorevoli a politiche delle porte chiuse, con frange xenofobe. Ma niente a che vedere con il nazismo. La linea sull’immigrazione, a ben vedere, non è molto diversa da quella di Trump. Definirli neonazisti è un facile esorcismo, ma non risolve la questione del rapporto fra integrazione, accoglienza, invasione.Benchè stabile, ricca, efficiente secondo stereotipi correnti, anche la Germania ha problemi sociali, economici, di governance del sistema non indifferenti. L’immigrazione sconvolge molte certezze anche lassù e la stessa Merkel, per quanto insostituibile, mostra l’usura del tempo e la voglia di ricambio. I poveri ci sono anche in Germania, come i disoccupati e i sottoccupati, come gli scandali (vedi dieselgate), come le lentezze della burocrazia, come le reazioni e le inquietudini di fronte alle ondate migratorie.Adesso bisogna solo sperare, come credo succederà, che la Merkel non cambi atteggiamento verso l’Europa e che voglia lasciare un segno storico di quello che sarà comunque il suo ultimo mandato. La Francia di Macron le darà una mano, sperando che l’Italia comprenda la posta in gioco. Il rischio è che le spinte centrifughe si accentuino (vedi Catalogna, Europa dell’Est, localismi vari, effetto Brexit), che la Francia riscopri il nazionalismo gaullista (come sta già facendo) e che l’Italia diventi la barzelletta del mondo (dopo Trump of course) affidandosi a Di Maio.
