PAROLE DI SPERANZA ARRIVANO DAL RIONE SANITÀ DI NAPOLI. DON FRANCO ESPOSITO INVITA A LOTTARE
Se siete tristi per quello che sta succedendo nel nostro paese, guardate questo video e sentite questa storia. Vi sentirete meglio! Il video l’ho girato ieri sera alla Sanità. Fa schifo, perché ero così emozionato mentre la cosa accadeva che ho pensato solo dopo a filmare, e l’ho fatto muovendo il cellulare avanti e indietro, volevo rendere l’idea del posto. Nel video ci trovate un prete, don Franco Esposito, che canta Bella Ciao, ricordandoci, alla fine della canzone, che questa barbarie della Lega passerà, che non c’è da disperare ma da lottare. E già sentire qualcosa del genere oggi è straordinario. Ma la cosa più bella è dove, davanti a chi, Don Franco ha detto queste parole. A una platea di radical chic? In un congresso della sinistra? No, le ha dette ultimo fra gli ultimi, nel cuore di un quartiere popolare di Napoli, alla festa dell’Associazione Volontariato Carcerario ” Liberi di Volare ONLUS “. Ad alzare i pugni c’erano ex carcerati, famiglie del quartiere che fanno volontariato, ragazzi normali, che come tutti affrontano le difficoltà della vita, cercano un lavoro, sognano. Gente che sta sicuramente peggio economicamente di quei leghisti che sulla banchina di Lampedusa sono andati ad augurare la morte a 42 migranti, e a una ragazza di 30 anni di essere stuprata… Ma che sta sicuramente meglio umanamente. So che sembra paradossale, ma è così. Perché non è vero che chi caccia i migranti è del popolo, e chi accoglie è uno delle élite.Perché si può essere poveri e non farsi la guerra fra poveri, ma farla alle istituzioni che non ci danno quanto ci spetta.Perché la differenza vera è fra chi è umano e chi è una bestia. E certo, chi è una bestia merita anche lui di essere rieducato, ma non di dirigere un Governo. Ieri non avete idea di ieri quanti sorrisi, quanti abbracci, che atmosfera costruttiva. Questi ragazzi in affido hanno creato una comunità, hanno recuperato uno stabile semi-abbandonato, hanno costruito il bellissimo giardino, stanno studiando e imparando a fare cose. E trovano anche il tempo per pensare a quello che accade nel mondo. Hanno vissuto la discriminazione sulla propria pelle – perché essere stato in galera è ancora un marchio, la gente non si fida – e per questo non la esercitano su altri. Potrei raccontarvi le storie di tante persone che stanno lì, ma preferisco dirvi: andate a vedere e toccare con mano. E se avete modo di aiutare, se potete offrire un lavoro, se volete fare una donazione, se volete regalargli anche solo dei pesi per la loro piccola palestra, siete i benvenuti. PS: Chi esce dal carcere ha una recidiva dell’80%. Chi esce da questi progetti ha una recidiva sotto il 10%. E’ questo il superamento del carcere che le nostre istituzioni devono praticare. Altro che costruire mega strutture per far mangiare i costruttori e le mafie: finanziamo progetti pubblici di affido e assistenza!
